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16 Gennaio 2008 | Innovazione

Toni piu’ morbidi su vicenda giornalisti Repubblica a Palermo

“Esprimiamo piena soddisfazione per la decisione del giudice delle indagini preliminari del tribunale di Palermo che non ha accolto la richiesta di intercettazione telefonica dei colleghi di La Repubblica Francesco Viviano e Alessandra Ziniti, giudicandola priva di presupposti di reato, secondo quanto richiesto dalla Procura della Repubblica di Palermo ipotizzando il reato di favoreggiamento intenzionale alla mafia”. Lo affermano la Federazione nazionale della stampa italiana e l’Associazione siciliana della stampa, che aggiungono: “Il rispetto per la magistratura non ci puo’ far condividere per nulla che taluno abbia immaginato, nei confronti dei nostri due colleghi, un’ipotesi di reato del genere. Su questo esprimiamo la nostra totale protesta perche’ e’ inaccettabile che colleghi gia’ sottoposti alle minacce della criminalita’ mafiosa debbano guardarsi le spalle persino da alcuni magistrati. Non capiamo, infatti, come si possa mettere sullo stesso piano chi ha sempre cercato di far emergere la verita’ su fatti criminosi e chi, invece, tramesta da nel torbido e nel sangue come gli uomini di mafia. Un incredibile cortocircuito – concludono – tra chi fa informazione e magistratura che si ripete troppo spesso e che non e’ piu’ sopportabile. Su questi comportamenti ci va data una risposta immediata sia dal Csm sia dall’Associazione nazionale magistrati a cui chiediamo, di nuovo, un incontro urgentissimo e chiarificatore”. Ricordiamo che ieri la redazione palermitana di Repubblica era stata perquisita dalla polizia su mandato della Procura della Repubblica dopo la pubblicazione di ampi estratti dei documenti sequestrati ai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo. La perqusizione ha riguardato in particolare le postazioni di lavoro dell’inviato Francesco Viviano, del caposervizio Alessandra Ziniti, e del caporedattore. L’ipotesi di reato e’ quella di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. Gli agenti stanno provvedendo a portar via i computer dei giornalisti ed e’ prevista anche una perquisizione nei domicili di Viviano e Ziniti.  Il Cdr del quotidiano La Sicilia esprime solidarieta’ ai due colleghi ” colpiti – si legge in una nota – dall’assurda accusa di favoreggiamento alla mafia, mentre non hanno fatto altro che espletare il loro diritto-dovere di informare correttamente su episodi di grande rilevanza per la vita democratica del Paese, come del resto hanno sempre fatto”. Un “grave episodio”, conclude il Cdr del quotidiano catanese, “che ci auguriamo venga chiarito al piu’ presto, ripropone la necessita’ di definire con urgenza i confini delle responsabilita’ dei magistrati e dei giornalisti. Il compito di questi ultimi, lo ricordiamo, e’ quello di pubblicare le notizie di cui sono in possesso”.

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