“Non riusciranno a imporci il silenzio. La censura economica è comunque censura. E’ sbagliata, soprattutto perché avviene al di fuori della legge” . Aveva tuonato così Julian Assange, il fondatore di Wikileaks , alla luce della sentenza che lo decretava vincitore nei confronti di Visa , MasterCard , PayPal e i principali circuiti di pagamento, che avevano sospeso i finanziamenti al sito a dicembre 2010 dopo la pubblicazione di migliaia di documenti che riguardavano il dipartimento di Stato Usa . A distanza di qualche mese anche il Parlamento europeo ha in qualche modo rinforzato la posizione del giudice di Reykjavík grazie all’approvazione all’unanimità di un emendamento proposto da Christian Engström del Partito Pirata svedese. La discussione ha coinvolto numerosi europarlamentari, tutti d’accordo sulla necessità di normare e definire alcuni aspetti legati ai pagamenti online attraverso le carte di credito. In quell’occasione Wikileaks si vide bloccare le donazioni attraverso le carte di credito a distanza di poche ore dalla pubblicazione di oltre 250mila cablo diplomatici del governo statunitense. Un aspetto colto e approfondito proprio dal Partito Pirata che ha portato all’approvazione unanime quello che è già stato ridefinito “l’emendamento Wikileaks” . L’emendamento ha chiesto all’Unione Europea di definire in quali casi sarà possibile rifiutare i pagamenti, con la consapevolezza che nel prossimo futuro saranno sempre di più le società che si affideranno alle transazioni bancarie online . Il provvedimento è stato adottato sia dalla Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, sia dal Parlamento europea in seduta plenaria.
Transizioni online, stop alla censura

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