In Turchia da tre stagioni va in onda un telefilm di grande successo, basato sulle avventure di un energumeno violento e nazionalista. Il telefilm si chiama “Kurtla Vadisi-teror” che tradotto significa “La valle dei lupi – Il terrore”. Come si sa è facile farsi prendere la mano quando una cosa funziona, e così stagione dopo stagione gli episodi sono diventati sempre più sanguinari. Tanto che le puntate recenti hanno provocato ondate di protesta, ma ancora ascolti ottimi. Il protagonista fa tutto quello che sente di dovere per difendere la sua terra, un tema molto sentito anche lì, anzi particolarmente. Solo che ogni tanto esagera e sparpaglia cadaveri con azioni sempre più efferate. Spesso va anche all’estero e accatasta pile di nemici in paesi simbolicamente cattivi, primo tra tutti l’Iraq. Comunque, tutte le proteste hanno fatto aprire un’indagine della commissione che rilascia le concessioni di esercizio alle televisioni, e il canale Show Time che mandava in onda il telefilm ha pensato bene di sospenderlo. Da qui sono arrivate altre proteste da chi invece adorava gli schizzi di sangue che colavano dal televisore. Da qui l’idea di produrre un film dal titolo analogo che impegna il Rambo del Bosforo nella ricostruzione di un fatto realmente accaduto e che in Turchia è molto sentito: nel 2003 i militari statunitensi arrestarono undici soldati turchi in Iraq accusato di spionaggio. Come accade troppo spesso con i militari statunitensi gli undici furono torturati, almeno così si ritiene. Il film è appena uscito, è già campione di incassi ed è una vera rivincita turca, con la liberazione dei prigionieri e la brutta figura dei militari americani. Al di là del costume un po’ macabro, è un film che risveglia non solo sentimenti nazionalisti, ma tratta a pesci in faccia gli Stati Uniti, che rimangono il principale sponsor del governo di Ankara. E a queste latitudini quasi nulla si fa per caso…
Troppa violenza salta il serial del Rambo turco ma diventa film

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