In Italia i posti letti turistici aumentano tanto che siamo primi in Europa. Ma un potenziale sensibile aumento delle tasse sugli affitti brevi e i b&b (bed and breakfast), che è una delle attività a maggior crescita nelle città italiane e località di vacanza, è la scure che incombe e preoccupa il settore.
L’Eurostat rende noto che l’Italia è prima in Ue per posti letto turistici, con 5,2 milioni di capacità nel 2022. Segue la Francia con poco meno di 5,1 milioni. Insieme i due paesi raccolgono più di un terzo della capacità totale disponibile (il 36%, con il 18% a testa) nei 27 paesi UE. A seguire ci sono la Spagna e la Germania, con 3,8 milioni (13% del totale) e 3,6 milioni (12%) di posti letto.
In termini di alloggi turistici disponibili diventa evidente la ripresa post Covid. Rispetto al 2020, anno di inizio della pandemia, il numero di posti letto in Ue è infatti aumentato del 3% (+765.900) e gli esercizi del 4% (+24.400).
I dati in Italia (fonte Istat)
In particolare, in Italia le statistiche sull’offerta e sulla domanda turistica sono promettenti a conferma del potere attrattivo e della capacità di accoglienza dell’Italia, di cui è nota la straordinaria ricchezza in termini di aree costiere e montane e di città d’arte.
Nel 2021 in Italia sono presenti circa 220mila esercizi ricettivi (alberghieri ed extra-alberghieri) che offrono, nel complesso, circa 5,1 milioni di posti letto. La maggiore capacità ricettiva è nel Nord-Est, con 1,7 milioni di posti letto. Le strutture ricettive hanno in media 86,4 posti letto ogni mille abitanti, a fronte di una media europea di 62,9.
I flussi turistici dimezzati nel 2020 a causa della pandemia da COVID-19, tornano a crescere: +41,2% gli arrivi e +38,7% le presenze. Anche se la flessione rispetto al 2019 resta piuttosto alta con -40,1% gli arrivi e -33,8% le presenze. Trentino-Alto Adige/Sudtirol, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana sono le Regioni che registrano il maggior numero di presenze turistiche nel 2021, circa il 51,3% del totale delle presenze rilevate in Italia.
La domanda turistica domestica cresce a rilento
Quanto alla domanda turistica espressa dalla popolazione residente l’impatto della pandemia da COVID-19 è ancora alto: i viaggi effettuati sul territorio nazionale, per motivi di vacanza e di lavoro, sono 37 milioni e 183 mila, valore sostanzialmente stabile rispetto al 2020, ma ancora lontano da quello pre-pandemia (-31,5% rispetto al 2019). Timidi segnali di ripresa si osservano, invece, per le vacanze lunghe (4 notti e più) che, nel 2021, salgono a oltre 21 milioni e 230 mila (+22,8% rispetto al 2020). I flussi dei clienti negli esercizi ricettivi tornano a crescere, restando, tuttavia, ancora molto lontani dai volumi registrati nel 2019: sono 289,2 milioni le presenze totali (+38,7% rispetto al 2020) e 78,7 milioni gli arrivi (+41,2%). Gli incrementi delle presenze sono molto più elevati per i clienti non residenti (+62,2%) rispetto ai residenti (+28,0%).
In aumento i pernottamenti per viaggi di lavoro
Nel 2021, le vacanze non subiscono significative variazioni: attestandosi a circa 34 milioni e 700 mila, rappresentano il 93,4% del totale dei viaggi (95,5% dei pernottamenti). Timidi segnali di ripresa si osservano, invece, per le vacanze lunghe (4 notti e più) che, nel 2021, salgono a oltre 21 milioni e 230 mila (+22,8% rispetto al 2020). Il segmento dei viaggi per motivi di lavoro rappresenta, nel 2021, solamente il 6,6% degli spostamenti, senza sostanziali variazioni rispetto al 2020. Tuttavia, in termini di pernottamenti, sono proprio i viaggi di lavoro che registrano un marcato aumento (+61% rispetto al 2020) che porta la loro durata media a 4,3 notti (oltre una notte in più rispetto al 2020). Anche i viaggi per vacanza sono mediamente più lunghi rispetto al 2020 (da 6,1 a 6,5 notti); pertanto, la durata media dei viaggi nel loro complesso aumenta e si attesta a 6,4 notti (5,9 notti nel 2020).
Tasse in arrivo per gli affitti brevi: scure su un settore trainante
Il paventato, seppur sensibile, aumento delle tasse sugli affitti brevi e i b&b (bed and breakfast), che è una delle attività a maggior crescita nelle città italiane e località di vacanza, è la scure che incombe sul settore particolarmente trainante. Nella bozza in circolazione sulla legge di bilancio 2024, infatti, è stato notato l’articolo 18 che si intitola «Modifiche alla disciplina fiscale sulle locazioni brevi e sulle plusvalenze in caso di cessione a titolo oneroso di beni immobili», che potrebbe indicare un aumento della cedolare secca dall’attuale 21% al 26% per molti italiani che affittano la propria abitazione per brevi periodi, ma anche in modalità “casa vacanze” o altre forme di ricezione a scopo turistico, in cui sono inclusi quindi i bed & breakfast. La norma non è ancora stata scritta nella sua versione definitiva. Si tratterebbe di un aumento di quasi un quarto rispetto all’attuale regime fiscale e coinvolgerebbe milioni di italiani, in particolare nelle principali città – come Roma, Milano, Firenze e Venezia – e località turistiche che attirano moltissimi viaggiatori tutto l’anno. Da quando è ripartito il turismo dopo la pandemia si è spesso discusso sulla concorrenza, ritenuta sleale, che il mercato degli affitti brevi farebbe al settore alberghiero, le cui strutture pagano tasse più alte. La novità, che il governo Meloni sembra essere intenzionato a introdurre con la legge di bilancio, rientra dunque nella volontà già manifestata di imporre una stretta proprio al mercato degli affitti brevi.
di Luisa D’Elia