Tutto è iniziato con Miley Cyrus che l’anno scorso, nel suo singolo We can’t stop e poi nella sua esibizione agli Mtv Awards che ha lanciato il twerking . Una giovane regista italiana trapiantata negli Stati Uniti, Diana Manfredi ha deciso di dedicare a questi tipo di danza un documentario, approfondendone gli aspetti storici e sociologici. Il risultato si chiama #twerkumentary . Se le sue origini sono riconducibili all’hip hop e all’underground americano, si tratta di uno stile di ballo radicato nella cultura afroamericana da molto più tempo. A New Orleans negli anni Ottanta si parlava di bouncing e da oltre vent’anni il termine è entrato nel linguaggio slang, e dal 2013 è ufficialmente nell’Oxford English Dictionary. In molti ne collocano la nascita nella tradizionale danza Mapouka , nata nella regione Dabou, nel sud est della Costa d’Avorio, un ballo che, in un clima di divertimento collettivo, fa espliciti riferimenti all’atto sessuale. Galeotto è il web, spiega Diana Manfredi. “La rete ha cambiato il modo in cui i trend viaggiano per il mondo, rendendo di dominio pubblico ciò che prima solo pochi conoscevano. Lavorando a Los Angeles, nell’ambiente underground, non è la prima volta che vengo a contatto con fenomeni di nicchia che ben presto si espandono a macchia d’olio. I l twerking, tuttavia, ha assunto proporzioni mondiali, superando i confini degli Stati Uniti”.
Twerking, ora è anche un film

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