Un hashtag, una richiesta: #firmateildecreto. Così l’utenza italiana sta rispondendo al conto alla rovescia che nei fatti separa l’ Agenda digitale da una fine ingloriosa e per molti versi inattesa. Il decreto non va in realtà firmato, ma convertito. Va convertito in legge prima che scada dopo due mesi dalla promulgazione originale, il che rimanda al 18 dicembre la data ultima per il sì definitivo . Tuttavia la questione è ben più complessa di quanto possa sembrare, poiché le scadenze tecniche si intrecciano alla crisi politica , creando più di un nodo difficile da sbrogliare. I tempi sono infatti estremamente brevi e il grande progetto di una Agenda digitale potrebbe uscire all’interno di un maxiemendamento alla legge di Stabilità. Al momento la situazione è molto confusa e non si sa cosa le varie segreterie abbiano in cantiere: innovazione e urne elettorali entrano nuovamente in conflitto e un hashtag sta tentando almeno a livello simbolico di districare la questione.
Twitter cinguetta per salvare l’Agenda digitale

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