Con un cinguettio sulla sua pagina ufficiale, Twitter ha annunciato di aver consegnato alla Sec il modulo S-1 , che spiega progetti e dettagli dell’Ipo riguardante il social network. Il primo passo per l’approdo a Wall Street , dunque, è fatto. “Abbiamo presentato il modulo in via confidenziale” , ha detto l’azienda: le società con meno di 1 miliardo di ricavi l’anno possono consegnare i documenti per la quotazione senza che ne vengano rivelati contenuti a terzi per 21 giorni, come previsto da una legge (firmata recentemente da Barack Obama) che agevola l’arrivo in Borsa delle startup. Fra un mese, quindi, il piano d’offerta verrà reso noto agli investitori. Twitter prevede di chiudere il 2013 con un giro d’affari di 583 milioni di dollari, più di 500 milioni di utenti iscritti (200 milioni quali attivi quotidianamente) e un valore stimato dagli analisti di 10 miliardi di dollari. Il micro-blog sembra avere davanti a sé un futuro radioso: a sette anni dalla fondazione è sempre più popolare e – soprattutto – influente. Giornalisti, intellettuali, popstar e celebrità ne fanno uso smodato e i 140 caratteri dei messaggi sono la misura perfetta per il flusso continuo dell’informazione (seria o meno) in rete. Dal 2006 a oggi, sulla piattaforma sono stati digitati più di 170 miliardi di tweet, condivisi una mole importante di link e si è creata una comunità pro-attiva, meno dispersiva e vacua di quella di Facebook, il grande rivale. I prossimi progetti prevedono lo sviluppo di un sistema pubblicitario più efficace , anche grazie ad acquisizioni mirate, a cui magari affiancare un servizio di e-commerce basato su tweet in diretta. Il grande difetto di Twitter resta, attualmente, è il basso volume di utili, comune per altro a molte web company di successo: ma i potenziali investitori sembrano non curarsene, scommettendo sul potenziale commerciale a lungo termine. A Wall Street, intanto, si preparano a far spazio a un altro social network.
Twitter, quatto quatto verso Wall Street

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