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25 Giugno 2014 | Economia

Un secondo di web racchiude un mondo

Uni istante in rete equivale a uno scambio di capitali quasi inimmaginabile per i non addetti ai lavori . Secondo l’analisi effettuata da PennyStocks, Twitter perde 20 dollari al secondo, ad esempio, mentre Apple ne guadagna 1.174, più o meno la metà del totale dei profitti dell’intero gruppo di colossi internet nello stesso lasso di tempo:  2.363 dollari .  Il sistema web, almeno per quanto riguarda i suoi marchi più celebri, incassa quasi 11mila dollari al secondo ( Apple si ferma a quota 5.419), frutto di tutte le interazioni degli utenti, della pubblicità veicolata e delle applicazioni attivate. Google , in questo, è un caso emblematico: il motore di ricerca collezione oltre 4mila interrogazioni al secondo, mentre su YouTube vengono visualizzate 2.314 ore di video e su Plus vengono selezionati 5.787 contenuti. Nello stesso istante, da Gmail vengono spedite oltre 3,4 milioni di e-mail. Impossibile scordarsi di Android, con le sue 1.236 applicazioni scaricate. Eppure, BigG guadagna ‘solo’ 409 dollari al secondo. Un ecosistema così variegato costa molto e frutta meno di una più chiuso e indirizzato all’utilizzo dell’hardware, come quello di Apple, che ogni secondo vede scaricare 634 app dal suo store e nonostante l’assenza di social e piattaforme web vere e proprie, triplica i profitti rispetto alla compagnia rivale. C’è anche chi sta peggio, in questa corsa dai numeri folli: Microsoft , ad esempio, compare nelle statistiche solo grazie a Skype. Il servizio VoIp e di messaggistica frutta 23.148 minuti di conversazione al secondo. La società, grazie comunque a Windows e Office, guadagna 693 dollari ogni battito di ciglia. Facebook , invece, si deve accontentare di 48 dollari al secondo, ovvero quanto vale la pubblicità sulle sue pagine, unica vera fonte di profitto del social network. Una miseria, considerati gli oltre 52mila like e i quasi 55mila post, senza contare i quasi 220mila messaggi inviati via WhatsApp. Quel che traspare da questa insolita classifica è la non corrispondenza tra volume di traffico, di attività, e guadagni. I moltissimi click di Facebook e l’enorme mole di dati che passa da Google valgono meno di pochi oculati investimenti raccolti da Apple. La discrepanza è ancora più chiara se si osservano altre aziende leader della rete. Netflix accumula 386 ore di video vagliati al secondo, per un profitto di 4 dollari. Amazon totalizza 2.359 dollari spesi ogni istante dai suoi clienti, ma non va oltre i 9 dollari di utile. Dropbox , infine, archivia 11.574 documenti nello stesso lasso di tempo, ma questi valgono non più di 4 dollari. L’industria internet vale meno di quanto produce. O, forse, quel che produce è più inconsistente di quanto sembri. Anche se riempie ormai le nostre vite e anche se milioni di società nel mondo vorrebbero emularne le strategie e anche i (non così miseri) profitti.

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