Presentato a Osaka uno studio dell’ateneo di Bergamo che mette in fila le idee per contrastare la massificazione delle mete
Se anche a voi è capitato di ritrovarvi in Piazza San Marco a Venezia, in piazza Duomo a Milano o davanti alla fontana di Trevi a Roma e sentirvi una formica in corsa all’interno di un movimento impazzito, non avete avuto le allucinazioni: siete semplicemente rimasti vittime dell’overtourism che attanaglia molte città d’arte italiane e del mondo.
Che cosa sia l’overtourism è presto detto: è quel fenomeno per cui le persone, con sempre meno giorni e budget a disposizione, tendono a spostarsi per lo più negli stessi periodi e verso mete “consolidate”, cosa che in Italia si traduce con il coinvolgimento di appena il 15% dei comuni presenti sul territorio nazionale. Questo fa sì che i benefici (soprattutto economici) prodotti dal turismo vengano annullati dall’eccessiva pressione che, su alcune destinazioni, sta diventando insostenibile. Basti pensare che, solo nel 2024, l’Italia ha registrato 129,3 milioni di arrivi e 458,4 milioni di presenze turistiche.
Per questo all’Università di Bergamo è stato avviato uno studio sull’argomento e il risultato più eclatante è che il 43% dei turisti sarebbe disposto a pagare di più per esperienze meno affollate. Secondo l’indagine, inoltre, la metà degli italiani (49,8%) ha vissuto nel 2024 un’esperienza condizionata dal sovraffollamento, con una percentuale di disagio che arriva al 54% fra i 35 e i 44 anni.
La presentazione del lavoro è avvenuta durante una conferenza promossa dall’Università di Bergamo presso il Padiglione Italia all’Expo di Osaka, con l’intento di individuare soluzioni sostenibili per il futuro. Secondo lo studio sei italiani su dieci vedono nello sviluppo del turismo rurale un mezzo efficace per redistribuire i flussi di visitatori: proprio come è successo in Giappone lo scorso anno, quando il 30% dei turisti stranieri ha visitato almeno una destinazione rurale.
Per questo, la conferenza è stata vista come il primo passo per condividere dati, competenze e progetti e affrontare in modo coordinato le dinamiche del turismo contemporaneo, costruendo un futuro più sostenibile. Non a caso, il 74% degli italiani sostiene il potenziamento dei collegamenti verso le aree interne e il 67% individua nel turismo enogastronomico un’opportunità per valorizzare le filiere produttive locali.
di Daniela Faggion