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10 Febbraio 2014 | Attualità

Una legge prova a imbrigliare gli insulti online

Non si placano le polemiche sulla deriva internet degli scontri politici nazionali , che hanno portato alla luce il peggio della rete, con insulti a parlamentari di varia specie e a cariche istituzionali di primo piano, come il presidente della Camera Laura Boldrini, apostrofata con frasi sessite e denigratorie dai simpatizzanti del Movimento 5 Stelle (aizzati dallo stesso Beppe Grillo). Contro il degenerare del dibattito virtuale è stata presentata una proposta di legge firmata dai deputati del Pd Alessandra Moretti e Francesco Sanna , che vorrebbero mostrare, online e offline, i volti e i nomi degli aggressori digitali seriali.  “Un intervento a 360 gradi  – ha detto Moretti – , che tutela anche i minori , sempre più vulnerabili.   È un intervento necessario. Ma vorrei precisare una cosa: non c’è alcun bavaglio per la rete. Anzi, credo che questo testo sia migliorabile, quindi mi piacerebbe aprirlo al contributo dei blogger” . Difficile pensare che gli attori del web, così come i semplici utenti, possano accettare lo stratagemma della gogna virtuale, in cui chi sbaglia viene esposto al pubblico ludibrio , anche se quella dell’album fotografico dei cattivi sembra essere una provocazione più che un vero progetto. Il testo della proposta di legge è composto da quattro articoli: due sono simili al testo sulla diffamazione già approvato dalla Camera e ora all’esame del Senato, e non prevedono il carcere per i giornalisti e per chi viene condannato per diffamazione. Inoltre, la pubblicazione della rettifica può assumere causa d’improcedibilità sopravvenuta, che determina la pronuncia di non luogo a procedere.  Un altro articolo è dedicato alla tutela dei minori, mentre la vera novità riguarda il diritto all’oblio e le possibili ripercussioni  su tutti siti che fanno informazione (anche se non registrati come testate giornalistiche). Chiunque potrà chiedere la rettifica o la rimozione delle informazioni che lo riguardano, qualora fossero  “inesatte, lesive della propria dignità, o anche soltanto non più attuali” , e sarà obbligatoria l’eliminazione degli articoli in questione dai motori di ricerca. Il tentativo di regolamentare il dibattito in rete e di garantire una sorta di diritto alla sparizione dal web rischia però di penalizzare quotidiani online e blog, i cui archivi – così come le pagine dei social network – potrebbero essere falcidiati dalla nuova legge, portatrice di ordine e disciplina.

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