In occasione del centenario della nascita del fotografo, l’Archivio Mario Giacomelli promuove una serie di grandi mostre per approfondirne l’intera produzione e offrirne ulteriori e inedite interpretazioni. Dopo Parma ora Milano e Roma sono le città che celebrano l’eredità di uno dei più importanti maestri della fotografia italiana. Curata da Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli, (nipote del fotografo) l’esposizione propone una selezione di circa 300 stampe originali, molte delle quali inedite, offrendo un percorso immersivo tra le molteplici sfaccettature della sua produzione. La mostra, a Palazzo Reale di Milano fino al 7 settembre e a Palazzo delle Esposizioni di Roma dino al 3 agosto, si sviluppa attraverso stanze tematiche, in dialogo con le opere di artisti come Afro Basaldella, Alberto Burri, Jannis Kounellis, Enzo Cucchi e Roger Ballen, sottolineando la capacità di Giacomelli di contaminare linguaggi e discipline artistiche.
Fulcro dell’esposizione è la sala dedicata a “Io non ho mani che mi accarezzino il volto” (1961-63), la celebre serie che consacrò Giacomelli sulla scena internazionale. Le immagini dei giovani seminaristi, sospese tra gioco e spiritualità, sono presentate come una vera installazione, restituendo l’energia e la dimensione performativa che ancora oggi emozionano lo spettatore.
Chi è stato Mario Giacomelli
Mario Giacomelli nasce a Senigallia nel 1925 e si avvicina alla fotografia negli anni Cinquanta, dopo un’infanzia difficile segnata dalla perdita del padre e dal lavoro precoce in tipografia. Nel 1953 acquista la sua prima macchina fotografica, una Comet, iniziando a immortalare la realtà che lo circonda: la sua terra, i campi, i familiari, gli anziani dell’ospizio locale. Il suo stile si distingue subito per l’uso audace del bianco e nero ad alto contrasto, il fuori fuoco, il mosso e la grana marcata, elementi che trasfigurano la realtà in immagini di forte impatto emotivo e simbolico. Giacomelli Si è spento a Senigallia nel 2000 lasciando un corpus di opere che hanno segnato la storia della fotografia.
Giacomelli Maestro della fotografia
Giacomelli è unanimemente considerato un Maestro della Fotografia per aver sviluppato un linguaggio visivo unico e riconoscibile: le sue immagini non sono semplici documenti, ma vere e proprie trasfigurazioni poetiche della realtà. Attraverso l’alto contrasto, la manipolazione della stampa e la sperimentazione tecnica, Mario Giacomelli ha esplorato temi universali come il tempo, la memoria, la sofferenza e l’amore.
Il legame con l’estero
Il talento di Giacomelli è stato riconosciuto a livello internazionale già dagli anni Sessanta. Nel 1964 alcune sue opere vengono acquisite dal MoMA di New York, dove partecipa alla celebre mostra “The Photographer’s Eye” curata da John Szarkowski, evento che segna la sua affermazione sulla scena mondiale. Negli anni successivi espone in importanti musei e gallerie di tutto il mondo, tra cui la George Eastman House di Rochester, il Victoria and Albert Museum di Londra e la Rencontres de la photographie di Arles.
Il suo fascino per l’estero si traduce anche in una serie di lavori realizzati a partire da fotografie scattate in Marocco, Ladakh e Etiopia, spesso stampate a partire da negativi di altri autori, ma sempre interpretate attraverso la sua visione personale. Questo dialogo tra locale e globale, tra la sua amata Senigallia e il mondo, ha contribuito a rendere Giacomelli una figura di riferimento per la fotografia internazionale.
La mostre nelle tre città rappresentano un’occasione unica per riscoprire la profondità e la modernità di Mario Giacomelli, un artista capace di trasformare la fotografia in poesia visiva e di lasciare un segno indelebile nella storia dell’arte, in Italia e nel mondo.