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6 Marzo 2024 | Attualità, Innovazione

Università italiane studiano il tartaro primitivo

Studiosi di Padova, Roma, Napoli e Coimbra concentrati sul fastidioso deposito per comprendere la dieta del Neolitico nel cuore dell’Africa centro-orientale

Come scoprire che cosa mangiavano i nostri antenati? Guardando i loro denti, il loro tartaro nello specifico. Il fastidioso deposito che si forma con la placca batterica e i sali di calcio della saliva è l centro di uno studio congiunto dell’università di Padova, La Sapienza di Roma, L’Orientale di Napoli, dell’università portoghese di Coimbra e del Museo delle Civiltà di Roma: insieme hanno scoperto che nel Sudan orientale, tra il IV e il II millennio a.C., si mangiavano cereali, legumi e tuberi. La ricerca figura su Scientific Reports di Nature e cambia le prospettive, finora date per assodate, in merito alle forme di sostentamento in quella zona del mondo, dove si era originato il passaggio dai primati agli ominidi.

Visto che i nostri antenati non usavano certo spazzolini e collettori, né tantomeno praticavano l’ablazione semestrale, il tartaro sui loro denti è rimasto intatto per millenni, anche perché è resistente alle alterazioni. Così l’analisi di quello ritrovato sui denti umani datati tra IV e II millennio a.C. provenienti da alcuni scavi del Sudan orientale, ha permesso di comprendere lo sfruttamento alimentare delle risorse vegetali durante il Neolitico.

Secondo quanto spiegato dagli studiosi, prima della ricerca congiunta si pensava che l’economia neolitica in Sudan orientale fosse principalmente concentrata sulla pastorizia, anche se studi precedenti avevano supposto un ruolo alimentare anche per specie vegetali selvatiche e coltivate, come ad esempio il farro.

La nuova ricerca avrebbe rivelato che cereali, legumi e tuberi non solo facevano parte integrante della dieta umana in quella zona e in quel periodo storico, ma anche che avevano diversi tipi di trattamento, come la  macinazione e la cottura. Poiché, inoltre, il periodo aveva conosciuto un importante cambiamento climatico a favore dell’inaridimento, a partire dal II millennio a.C. nella dieta furono inclusi solamente sorgo e tuberi, perché più resistenti ai climi aridi.

di Daniela Faggion

Il tartaro fa la spia sul Neolitico - ph. pascalmwiemers

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