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26 Novembre 2024 | Attualità, Innovazione

Uno studio italiano su aggressività e sonno del cervello

Quando le cellule dell’autocontrollo si addormentano prendiamo decisioni sbagliate e siamo intrattabili

Quando si è stanchi si tende a essere più irritabili e a perdere più facilmente la pazienza. Questo non dipende dal carattere, bensì dal fatto che le zone del cervello che sottendono all’autocontrollo “si addormentano”. Quando si passa dalla calma all’agitazione a causa della stanchezza, infatti, si registra un aumento delle onde cerebrali tipiche del sonno. A dirlo è uno studio condotto in Italia e pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences degli Stati Uniti.

La ricerca è stata realizzata nel Molecular Mind Lab della Scuola Imt diretta da Pietro Pietrini, collega e coautore della prima autrice Erica Ordali. Anche se siamo tecnicamente svegli, dunque, non siamo sempre lucidi e alcune parti del nostro cervello fanno quello che noi rimandiamo: dormire per recuperare. Questo però nuoce ai processi che continuiamo a svolgere, ad esempio prendere decisioni.

Prima di questo studio si sapeva che l’affaticamento mentale prolungato logorasse le aree cerebrali cruciali per l’autocontrollo, dando il via libera a comportamenti aggressivi. Si riteneva, però, che questa perdita di controllo fosse dovuta al fenomeno psicologico chiamato ‘esaurimento dell’ego’ ma la spiegazione non non si è dimostrata convincente.

I ricercatori italiani hanno invece cercato conforto nelle neuroscienze, a partire dal cosiddetto ‘sonno locale’, che si manifesta quando il cervello di una persona sveglia comincia a emettere onde delta tipiche del sonno. L’ipotesi che ha guidato gli esperimenti su 44 soggetti è stata che il sonno locale si manifestasse in condizioni di esaurimento e in effetti, nel cervello degli individui più affaticati l’elettroencefalogramma alcune aree della corteccia frontale mostravano le onde delta. Lo studio dimostra dunque come la stanchezza mentale abbia un effetto misurabile sul comportamento e sulla propensione all’ostilità.

 

di Daniela Faggion

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