Un invito a riflettere sul ciclo della vita e sulla cultura che circonda la morte in Italia. Le catacombe di Roma, Palermo e Napoli sono luoghi molto visitati e raccontano storie di vita e di passaggio.
Le catacombe sono luoghi che difficilmente possono risultare belli e soprattutto vicini all’idea di una visita turistica “piacevole”. Eppure rappresentano uno dei più importanti esempi dell’evoluzione culturale che le civiltà succedutesi in Italia hanno imposto al tema della morte. Roma, Palermo e Napoli ospitano tre luoghi macabri che risultano tra i più visitati dai turisti.
Roma: La Cripta dei Cappuccini
Nel cuore di Roma, la chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini cela un segreto inquietante. Le sue Cripte, decorate con le ossa di 4.000 frati cappuccini, offrono un’esperienza visiva unica. Ogni camera, come la Cripta delle Ossa e la Cripta dei Teschi,luoghi trasforma i resti in ornamenti artistici, riflettendo l’influenza del cristianesimo sull’arte funeraria.
Come arrivare: prendere la metropolitana, linea A, e scendere alla fermata Barberini. L’ingresso della chiesa è a pochi passi in direzione nord.
Palermo: Le Catacombe dei Cappuccini
A Palermo, le Catacombe dei Cappuccini raccontano la storia della morte in modo macabro ma affascinante. Qui, i cadaveri vestiti con il saio dei frati offrono uno spaccato delle tradizioni locali tra il XVII e il XIX secolo. Visitatori illustri, come Alexandre Dumas, hanno immortalato questo luogo straordinario.
Come arrivare: le catacombe si trovano in Piazza Cappuccini, facilmente raggiungibili con gli autobus 124, 309 e 389.
Napoli: Le Catacombe di San Gennaro
A Napoli, le Catacombe di San Gennaro offrono un legame profondo con la storia della città. Risalenti al II secolo d.C., queste catacombe non solo custodiscono la tomba del santo patrono, ma rappresentano anche un dialogo tra passato e presente, tra vita e morte.
Come arrivare: le catacombe si trovano in Via Capodimonte, accessibili tramite le linee di autobus C63, 168, 178 e 204.
Fonte foto: www.catacombedinapoli.it
di Antonietta Vitagliano