Gli internet provider, con i loro servizi congiunti, non sono penalmente responsabili per contenuti postati dagli utenti, nemmeno qualora questi violino la privacy diffondendo poi immagini o video sul web. Lo sostiene la Corte di Cassazione, che ha confermato l’assoluzione dello scorso dicembre per Google , che era stato accusato discriminazione e violazione della riservatezza per la diffusione – nel 2006 – di un filmato in cui un ragazzino disabile veniva picchiato e schernito da alcuni compagni di classe. “Il gestore del servizio di hosting – osserva la Suprema Corte – , non ha alcun controllo sui dati memorizzati né contribuisce in alcun modo alla loro scelta, alla loro ricerca o alla formazione del file che li contiene, essendo tali dati interamente ascrivibili all’utente destinatario del servizio che li carica sulla piattaforma messa a sua disposizione” . Così la posizione di Google è quella di mero mezzo distributivo ‘inconsapevole’ , che si deve limitare a cancellare i contenuti considerati nocivi su richiesta degli interessati o di un giudice. Eventuali sanzioni amministrative e penali sono a carico degli utenti che hanno caricato i contenuti, diffondendoli online.
Video online, perché Google non è responsabile

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