Colpo di scena (un altro) durante la riunione della commissione di Vigilanza Rai: Riccardo Villari non si è dimesso. Giorgio Lainati (Pdl) e Giorgio Merlo (Pd) sono stati eletti vicepresidenti. Il Pd da parte sua non intende cedere e ha annunciato che non particeperà ai lavori della commissione finchè Villari non darà le dimissioni. “Ho deciso di mantenere il ruolo di presidente della Commissione di Vigilanza che mi è stato affidato col voto di parlamentari che hanno svolto legittimamente la loro funzione”: lo dice il presidente eletto della Vigilanza, Riccardo Villari, che ha chiesto “rispettosamente a tutti i colleghi della Commissione di compiere un atto di coraggio e di permettere a questo organo di garanzia di svolgere il suo delicato e impegnativo lavoro”. Villari chiede anche “alla politica dei partiti di fare un passo indietro”, e precisa che, pur avendo “la massima stima e considerazione per il senatore Zavoli”, si sente a sua volta “un esponente e un uomo del Partito Democratico, e sottolineo democratco, e per questo so che il valore delle istituzioni precede il peso delle segreterie”. “Un errore di valutazione della situazione politica – ha spiegato Villari – ha ridotto nel pantano politico l’elezione del presidente della Vigilanza”; si tratta, a suo avviso, di “un danno grave per gli italiani”. Il presidente sottolinea che c’è stata, dopo lo stallo, una dichiarazione della maggioranza sul cambio di strategia: “Questa pubblica dichiarazione – sostiene – è stata sottovalutata e non contrastata con alcun efficace disegno politico, facendo sì che io fossi eletto presidente”. Villari sottolinea poi che dopo la sua elezione è iniziata “una lunga sequenza di pressioni, minacce e offese inaccettabili per chiunque e pericolose per un parlamentare che esercita il mandato affidato dal popolo”, nonostante lui fosse stato eletto democraticamente. “Le pressioni sono diventate sempre maggiori fino a raggiungere l’apice della conferenza stampa dell’onorevole Di Pietro che pubblicamente davanti a tutti i mezzi di comunicazione è passato alla diffamazione”, spiega Villari. Per tutto questo, è rimasto “dignitosamente e in silenzio al mio posto – dice ancora -; il profondo rispetto che nutro nei confronti delle istituzioni ha permesso lo sblocco della situazione e sono state messe le basi per il dialogo tra maggioranza e opposizione”. Ma questo, a suo avviso, “non ha evitato che fosse pesantemente messa in discussione la dignità delle istituzioni che sono chiamato a rappresentare. Gli insulti, pure indirizzati a me, hanno colpito frontalmente il Parlamento, ovvero la casa istituzionale degli italiani”.
Vigilanza Rai: Villari non si dimette

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