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1 Ottobre 2008 | Economia

Vivane Reding pensa già al web 3.0 e impone regole ai social network

Il mondo si gode le gioie del web 2.0 e l’Europa, con il commissario alle tlc Viviane Reding in testa, guarda avanti e pensa a come regolare l’era 3.0. La Commissione ha aperto una consultazione per capire come l’Europa possa porsi alla guida della transizione verso il web 3.0 La Commissione europea ha delineato quali dovranno essere i principali interventi dell’Europa per far fronte alla prossima ondata della Rivoluzione di Internet, che nei prossimi anni andrà intensificandosi con l’evolversi di varie tendenze come le reti sociali, il passaggio massiccio ai servizi aziendali on-line, la nomadizzazione dei servizi basati sul GPS e la TV mobile e la maggior diffusione delle etichette intelligenti . Il rapporto mette in luce l’ottima posizione del Vecchio Continente per sfruttare tutte queste evoluzioni, grazie alle politiche a favore della liberalizzazione e della concorrenza nelle reti di telecomunicazione e a quelle in materia di riservatezza dei dati e di sicurezza . La Commissione ha lanciato una consultazione pubblica sulla sua politica nel settore e sui possibili interventi del settore privato . Il rapporto propone anche u n nuovo indice di prestazione della banda larga (indice BPI) che mette a confronto le prestazioni dei vari Stati riguardo ad aspetti fondamentali quali la velocità della banda larga, il prezzo, la concorrenza e la copertura del servizio. Secondo questo indice, che integra l’indice più tradizionale di penetrazione della banda larga finora utilizzato dai regolatori nel settore delle telecomunicazioni, la Svezia e i Paesi Bassi figurano ai primi due posti della classifica sulla banda larga in Europa. ” L’Internet del futuro cambierà radicalmente la nostra società ,” ha dichiarato Viviane Reding , Commissaria per la Società dell’informazione e i media. ” Web 3.0 significa potersi dedicare ad attività commerciali, sociali e ricreative “in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo , senza soluzioni di continuità, grazie a reti veloci, affidabili e sicure. Il Web 3.0 mette fine alla divisione tra linee fisse e mobili e rappresenta un enorme balzo in avanti dell’universo digitale, che da qui al 2015 vedrà decuplicata la sua scala. L’Europa ha le competenze e la capacità di rete necessarie per essere all’avanguardia di questa trasformazione. Dobbiamo far sì che il Web 3.0 sia fatto e utilizzato in Europa .”. Gli utenti europei hanno sempre di più accesso a servizi internet più rapidi e vantaggiosi: alla fine del 2007 la metà di essi aveva accesso ad una banda larga di oltre 2 megabit per secondo (MBps) , cioè il doppio della velocità dell’anno precedente, con la possibilità di accedere a servizi televisivi via Internet. La banda larga copre ormai il 70% della popolazione rurale dei 27 Stati membri dell’UE , percentuale che si avvicina a quella relativa alla copertura totale (93%). Lo scorso anno, la copertura della banda larga nelle zone rurali dell’UE-25 è aumentata di 8 punti percentuale. Questo significa che si sta già preparando una nuova generazione del web, con evidenti potenzialità per l’economia europea. N el 2007 un quarto degli europei usava siti web 2.0 e ora stanno prendendo piede le applicazioni aziendali basate sulle reti socia li. Infine, tra il 2006 e il 2011 si prevede un aumento anche per il software aziendale basato su Internet (+ 15% a livello mondiale). Le nuove applicazioni tecnologiche richiederanno che internet sia disponibile ovunque. Il concetto di “Internet degli oggetti” si riferisce al collegamento senza fili di macchine, veicoli, dispositivi, sensori e molti altri oggetti attraverso la rete. Già adesso è possibile utilizzare biglietti elettronici per viaggi e spostamenti e in futuro i dispositivi mobili potranno scambiarsi informazioni per i pagamenti o per ottenere informazioni. Entro il 2015 oltre un miliardo di telefoni dovrebbe essere dotato di questa tecnologia. Alle imprese dell’UE si aprono ampie prospettive purché si investa a sufficienza nell’accesso a banda larga ad alta velocità e si sostenga la ricerca e l’innovazione . Nella sua comunicazione adottata oggi la Commissione sostiene che l’UE dovrebbe i ncentivare gli investimenti nell’accesso a banda larga della prossima generazione — ad esempio attraverso un maggiore coinvolgimento delle autorità locali che possono agevolare l’accesso alle condutture (o addirittura la posa di nuove condutture) per l’installazione di cavi a fibre ottiche più veloci nel corso delle opere civili —,  garantire la concorrenza nel settore, evitare indebite restrizioni alla possibilità di scelta offerta ai consumatori, salvaguardare la fiducia dei consumatori nell’uso di Internet e finanziare la ricerca sui servizi Internet di domani. Il pensiero della Reding è anche rivolto al presente e ai possibili problemi causati dai social network – che crescerebbero in media del 35 per cento ogni anno – e al numero elevato di minori che li frequentano: per proteggerli il Commissario auspica un insieme di nuove regole. Viviane Reding si è detta più volte favorevole a una autoregolamentazione di MySpace, Facebook e compagnia: ” Sostengo i regimi di autoregolazione del settore, a condizione che siano ampiamente accettati dalle parti e che siano messi in atto in modo efficace” , ha spiegato a una conferenza. Ecco perché sono già in corso dei colloqui con i maggiori attori di questa scena per stilare delle linee guida finalizzate alla protezione dei bambini che e navigano in interne t; tali colloqui dovrebbero approdare a qualcosa di concreto entro il prossimo febbraio . Dato che più della metà degli europei (il 56 per cento) ha frequentato un sito di social networking nell’ultimo anno (trascorrendovi mediamente 5 ore ogni mese), è facile capire che l’argomento interessa una gran quantità di persone. Si calcola che entro il 2012 gli utenti del web sociale saranno 108 milioni di persone: l’importanza di questa rete aumenterà di conseguenza, sia dal punto di vista delle relazioni che dal punto di vista economico. La possibilità dello sfruttamento dei social network da parte delle imprese europee non è certo in secondo piano nelle riflessioni dell’Unione Europea.  

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