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24 Novembre 2008 | Attualità

Tff: Applausi per W. di Stone e standing ovation per Polanski

E’ partito venerdì 21 il Torino Film Festival, guidato per il secondo anno consecutivo da Nanni Moretti. Prima dell’inizio delle proiezioni, sul palco del Teatro Regio sono stati consegnati alcuni premi: fra i destinatari presenti in sala c’erano la presidente della Regione Piemonte Bresso, il sindaco di Torino Chiamparino e una parte dei membri della giuria. Il film scelto per aprire le proiezioni è stato l’attesissimo W. di Oliver Stone , pellicola che ripercorre la carriera politica di George W. Bush. Il regista americano ha ringraziato la città  e ha reso omaggio al cinema italiano, augurandosi che presto torni agli splendori di un tempo, quasi a voler rimarcare che ora non vale poi molto. La pellicola si concentra su un momento chiave della carriera presidenziale di Bush: la guerra dichiarata all’Iraq nel 2003. La storia raccontata da Stone non è politica e non ha carattere documentaristico, punta invece ad indagare l’accaduto come vicenda personale del protagonista. L’attenzione è per rendere al meglio ogni particolare di Bush e in questo Josh Brolin, che lo interpreta, si è rivelato spettacolare: gestualità, incedere e parlata sono maniacalmente imitati. Il film scorre su due binari paralleli: da una parte Bush e i suoi collaboratori discutono e decidono come condurre la vicenda di Saddam, dall’altra ci sono i flashback che raccontano gli anni giovanili del presidente e la sua ascesa alla Casa Bianca. Qui c’è spazio anche per i rapporti problematici col padre George H.W. Bush, interpretato magistralmente da James Cromwell, scelto dopo i rifiuti di Harrison Ford e Warren Beatty. Bush Junior viene descritto come un giovane insicuro, costantemente frustrato dai successi e dai rimproveri del padre. Il personaggio continua a somatizzare la propria vicenda personale insieme a quella politica, tanto che dopo l’emergere del fallimento della dichiarazione di guerra all’Iraq, si accorge con rammarico che una ruga profonda gli solca ora la fronte. Quello che viene presentato al pubblico è un George tanto impulsivo e determinato, quanto ingenuo e inconsapevole. Senza particolari doti, sembra essere approdato al timone degli Stati Uniti quasi per caso o forse spinto da una volontà di vendetta nei confronti del padre. Del mancato interesse o coraggio in campo politico parlano varie scene: la più importante senza dubbio è quella in cui gli uomini più importanti del paese discutono se attaccare l’Iraq oppure no, Bush non dice una parola, non esprime alcuna idea, ma decide e poi si preoccupa solo della modalità con cui mettere al corrente i suoi cittadini. La debolezza e la pericolosa inconsistenza di quest’uomo suscitano un sentimento di compassione nello spettatore e nei titoli di coda questo viene ribadito con una frase conclusiva “In fondo non è stata tutta colpa sua…”. Molti gli applausi in sala: il pubblico è sembrato convinto da questa versione della carriera di George W. Bush e dall’angolazione con cui Stone l’ha proposta. In occasione dell’apertura del Torino Fim Festival, una standing ovation ha accolto il regista Roman Polanski , protagonista di una retrospettiva completa che celebra la sua carriera. Nella sala 1 del cinema Massimo si è svolto l’incontro tra il direttore della manifestazione cinematografica e il regista polacco, che ha toccato diversi temi dall’inizio dell’approccio al cinema, alle fasi di realizzazione di un film. Polanski ha mostrato ancora una volta la sua volontà di lavorare ancora e la sua passione per la settima arte: ” Mi sento sempre a mio agio sul set. Il mio interesse sta soprattutto nel cimentarsi in qualcosa di complicato da realizzare “, ha dichiarato il regista. Per chiudere l’intervista, Moretti ha chiesto a Polanski quale tipo di spettatore si sente: ” Sono un bravo spettatore, preferisco andare al cinema e se il film è fatto bene mi lascio trasportare “, ha confessato il direttore de Il pianista.  

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