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13 Marzo 2009 | Attualità

Il manifesto dei musicisti inglesi: “Scaricare è legittimo”

Scaricare non è un crimine. Sintetico ed efficace Billy Bragg,  artista folk-pop inglese che parla a nome dei 140 musicisti e gruppi britannici della Featured Artists Coalition , nata con l’intento di prendere una posizione autonoma rispetto ai cambiamenti intervenuti nella distribuzione musicale ai tempi di internet e con la volontà di combattere lo strapotere della case discografiche. L’elenco degli aderenti al nuovo manifesto della musica d’oltremanica è lungo e ricco di nomi importanti , come a dire che anche lo starsystem riconosce la necessità di un cambio radicale di approccio alla fruizione della musica, nell’era del digitale. Robbie Williams, Annie Lennox, Billy Bragg, i Blur, David Gilmour, i Verve, i Radiohead: tutti concordi nel non voler criminalizzare gli utenti che scaricano musica illegalmente. Il punto fondamentale del manifesto degli artisti è che i diritti di sfruttamento delle opere devono restare nelle mani dei musicisti. Così facendo, essi potrebbero gestire autonomamente le proprie creazioni, trovando vie alternative per il guadagno come i live e i diritti per la diffusione di video online, senza puntare il dito sul download pirata come unica causa della crisi del settore. Ad essere anacronistica, nel 2009, è la struttura dell’industria musicale, che con l’avvento delle nuove tecnologie e la sparizione progressiva dei supporti ha perso molta della sua ragion d’essere. Sopravvivono le nicchie, i piccoli apparati, mentre le case di medie dimensioni soffrono o spariscono, e le major rimpiangono gli introiti multimilionari del recente passato. In tutto questo movimento, gli artisti devono ridimensionare forse le loro prospettive di guadagno, ma hanno l’opportunità di affrancarsi almeno in parte dalla macchinosa e grossolana struttura produttiva delle case discografiche, spesso incapaci di valorizzare i loro prodotti. L’appello del Fac si può riassumere in pochi punti chiave: politiche meno rigide con chi scarica gratis dal web; ridistribuzione degli introiti pubblicitari (con una percentuale più sostanziosa agli artisti) dei siti che sfruttano pesantemente la musica a fini commerciali (Myspace e YouTube su tutti); riduzione dei prezzi dei  dischi pubblicati su cd. Certo, emanciparsi quando si ha uno stuolo di fan pronti al seguito e una carriera di successo alle spalle è più semplice. Ma, consci del fatto che indietro non si torna, gli artisti hanno (forse) capito che devono impegnarsi in prima persona, trovando nuove vie al loro vivere di musica. Riappropriarsi della propria arte ed eliminare le sovrastrutture imposte da un mercato che per anni ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità Difficilmente sparirà l’arte, così come difficilmente sparirà il suo mercato. Serve però una riduzione delle pretese economiche, una presa di coscienza dei propri limiti e delle nuove possibilità offerte dalla rete, che ha potenzialmente un pubblico vastissimo ed eterogeneo come mai prima d’ora.

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