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27 Maggio 2010 | Innovazione

Mamma ho toccato l’iPad. E lo regalo a papà

Mamma ho toccato l’iPad. Non sono la prima e, soprattutto da domani, non sarò l’unica. Anche se, a quanto si apprende, mettere le mani sul nuovo gioiellino delle Apple il giorno del debutto potrebbe rivelarsi più difficile del previsto (70.000 preordini e primi lotti già esauriti).   Ma torniamo alla mia prima volta con il tablet delle meraviglie. Anzi, partiamo dalle mie aspettative: ero tanto curiosa, quanto dubbiosa. La curiosità si è trasformata in eccitazione, ma alcuni dei dubbi sono rimasti. E’ bello, è piccolo, è maneggevole, è pratico ed è veloce. Per navigare in rete, guardare video, aggiornare Facebook e Twitter e sfogliare giornali o libri digitali sfido chiunque a produrre un oggetto migliore. Il dubbio nasce quando, passata l’estasi iniziale, mi sono chiesta quando e dove avrei consumato avidamente questi contenuti. Mi spiego: possiedo un iPhone che escluse le ore di sonno, e a volte neanche quelle, è un prolungamento della mia mano e della mia mente. E del mio orecchio, essendo anche un telefono. Per navigare in rete, guardare video e sfogliare le news più importanti della giornata (i plus dell’iPad citati prima) è più che sufficiente. E telefona. Per scrivere e lavorare utilizzo un portatile, rigorosamente Mac che non credo, nonostante la praticità del nuovo piccolino, possa essere sostituito. E’ vero che a iPad si può collegare una tastiera con la rapidità con cui la macchina del caffè produce la bevanda, ma è anche vero che averla già collegata è più pratico. Cosa ne farò dunque, visto che ho già deciso di comprarlo, dell’iPad? O meglio, che spazi mi ritaglierò durante la giornata per andare a letto tranquilla con il pensiero “i 500 euro (circa più tariffa mensile per la connessione) spesi li vale tutti!” . Il punto, ritengo, per chi ha già familiarità con i contenuti digitali è proprio questo: creare situazioni che rendano l’iPad utile. Modificare le proprie abitudini ed estremizzarne alcune per dare spazio a iPad. E lui è talmente bello che sembra davvero meritarlo. Il discorso potrebbe essere diverso per un’altra fascia di consumatori. Mentre coccolavo il dispositivo ho infatti subito pensato: lo compro a mio papà L’iPad è lo strumento che potrebbe avvicinare un utente classe 1945 alla fruizione mobile e digitale di giornali, libri, video e canzoni. Tutti i cellulari, prima, e smartphone, dopo, che ha ereditato da me non l’hanno ancora convinto a superare il limite per cui solo il computer di casa ti permette di scaricare la posta e navigare in rete. IPad potrebbe farlo. E’ immediato, accattivante, semplice a livelli disarmanti. E potrà caricarci sopra il rassicurante Corriere della Sera , o Repubblica (per par condicio), o le decine di libri che divora al mese. Potrà allo stesso modo continuare a scoprire Facebook, come sta già facendo da qualche settimana, e imparare a farlo in mobilità. Ecco a cosa serve iPad: avvicinare i genitori dei nativi digitali ai loro figli. O meglio, avvicinare i genitori dei nativi digitali al mercato pensato per i loro figli. Maledetto geniaccio di Steve Jobs.   Martina Pennisi

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