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23 Marzo 2011 | Innovazione

L’Italia si educa ai rifiuti tecnologici

Un lento miglioramento, anche se gli standard europei restano lontani. Questo il verdetto del rapporto 2010 del Raee, che monitora la raccolta dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Secondo il documento, ogni italiano colleziona e smaltisce in maniera adeguata 4 chilogrammi di rifiuti high-tech. La media degli altri stati europei è di 7 chili. “Nonostante gli ottimi risultati raggiunti grazie all’impegno di tutti, il cammino da percorrere appare ancora lungo . A fronte di una produzione di Raee stimata fra i 15 e i 18,5 chilogrammi pro capite, la raccolta dovrebbe presentare ampi margini di crescita ”, dice l’Associazione dei comuni nazionali, per voce del vicepresidente Filippo Bernocchi. Più entusiasta il ministro per l’Ambiente, Stefania Prestigiacomo : “ Nel corso degli ultimi tre anni il Rapporto sulla gestione dei Raee ha sempre riservato sorprese positive e dati incoraggianti”   A dire il vero, i 4 chilogrammi di smaltimento per cittadino erano l’obiettivo posto dal governo già per la fine del 2008. L’Italia patisce quindi un forte ritardo sulla tabella di marcia, penalizzata dalla disorganizzazione latente del Sud (fanalino di coda la Puglia, con 1,73 chili a testa). In generale, il 51% degli elettrodomestici resta inutilizzato nelle case dei consumatori , soprattutto per mancanza d’informazione sulle modalità di smaltimento. Dal 18 giugno 2010, i rivenditori, di fronte a un nuovo acquisto, sono obbligati a ritirare gratuitamente il vecchio elettrodomestico in sostituzione, come previsto dal decreto legislativo 151/2005. La buona notizia  è l’incremento del 27% della raccolta rispetto al 2009 , con i centri specializzati che riescono a soddisfare l’89% della popolazione. I prodotti più raccolti sono televisori e monitor (40%), seguiti dai grandi elettrodomestici bianchi (29%), dalle sorgenti luminose (23%) e dai pc (21%).

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