Fanno molti soldi, ma pagano tasse irrisorie. Sono i colossi di internet americani che così danneggiano i loro concorrenti europei. Per difendere il web europeo, servono equità fiscale: “oggi è il momento di reagire: se ci muoviamo tra tre anni, sarà troppo tardi” , ha detto Fleur Pellerin , la ministra francese per l’Economia digitale, che ha riunito a Parigi gli omologhi di diversi Paesi Ue, tra cui l’Italia, per lanciare una strategia che metta un po’ di ordine nel far west della rete e difenda l’Europa dallo strapotere di colossi come Google, Amazon o Facebook. Per la Pellerin “c’è il rischio che l’Europa diventi un continente di consumatori di prodotti e servizi creati altrove” . Poi ha insistito sulla necessità di creare al più presto dei “ campioni europei di internet ” che possano rivaleggiare con i grandi gruppi a stelle e strisce. Per questo, ha aggiunto, le regole dovrebbero essere uguali per tutti, perché “ gran parte degli attori extra-europei non hanno gli stessi vincoli normativi e fiscali di quelli europei. E questo crea distorsioni nella concorrenza”. Maggiore equità la Pellerin la vorrebbe soprattutto da un punto di vista fiscale , visto che in Europa i grandi colossi del web pagano tasse irrisorie rispetto a un giro d’affari miliardario. Una posizione in linea con quella del viceministro italiano allo Sviluppo economico, Carlo Calenda. “Riteniamo che non sia equo che i grandi player digitali facciano profitti in Europa e paghino altrove, e pochissimo, le tasse. È un problema che va risolto ”, ha affermato. Alla riunione, oltre a Francia ed Italia, hanno partecipato i responsabili di Polonia, Spagna, Germania Regno Unito, Ungheria, Lituania (che detiene la presidenza di turno Ue), oltre alla commissaria Ue per la Strategia digitale, Neelie Kroes.
Europa unita, servono dei campioni di web

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