Secondo Eric Schmidt , presidente del board di Google ed ex amministratore delegato, entro un decennio i cittadini del mondo avranno più privacy di oggi. Una previsione ottimistica, se non azzardata, considerando i tempi. Ancora più notevole se si considera che poche ore dopo questa affermazione, Vinton Cerf, anche lui della famiglia di Mountain View, ha definito la privacy “ un’anomalia” . Durante una lezione alla Johns Hopkins a Washington, Schmidt ha sostenuto che la censura in paesi come la Cina è destinata a finire entro un decennio. “ Prima cercano di bloccarti, poi cercano di infiltrarsi e alla fine vincono. Eppure io penso ci sia la concreta possibilità di dire addio alla censura nel prossimo decennio. Per le stesse dinamiche secondo le quali i governi cercano di sorvegliare le loro popolazioni: ci sono prove che alcuni standard di cifratura in uso oggi sono stati infranti dalla Nsa e anche da altri paesi. È il gioco del gatto col topo, ma in questo gioco penso che i censori perderanno”. Dopo poche Vinton Cerf ha rilasciato alcune dichiarazioni clamorose. Uno dei padri della rete, ha parlato della privacy in un keynote sull’Internet of Things. Essendo a porte chiuse, molti blog e agenzie hanno ricostruito le sue dichiarazioni chiedendo ai partecipanti: sembra però che Cerf abbia effettivamente pronunciato la frase “ la privacy potrebbe essere un’anomalia storica”. In sostanza, parte dall’osservazione che in realtà l’umanità ha sempre goduto di pochissima privacy, e che il concetto è legato allo sviluppo urbano, alla recente industrializzazione e conseguente anonimato delle masse. Secondo Cerf, quindi, la privacy non è morta, ma sarà sempre più difficile conservarla allo stato attuale, molto semplicemente perché i comportamenti sociali stessi delle persone la stanno uccidendo. Insomma, secondo Cerf la tecnologia ha tolto significato alla riservatezza, perché ha rimpicciolito di nuovo il mondo delle relazioni interpersonali.