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22 Ottobre 2013 | Attualità

Anec suona il de profundis per i cinema italiani

Le sale cinematografiche italiane vivono un difficile periodo di transizione : gli spettatori sono in calo costante nel lungo periodo, attirati dalle offerte dei film su web (legali o meno), mentre il passaggio alle tecnologie digitali imposto dalla legge prosegue a rilento. I fondi pubblici cui attingere, nel frattempo, sono sempre meno. A tracciare il quadro poco entusiasmante del settore è  Lionello Cerri, presidente dell’Anec , nel corso del convegno  Il cinema e i cinema del prossimo futuro . La modernizzazione delle sale è un aspetto cruciale: andrebbe terminato entro l’anno, ma ad ora gli schermi di ultima generazione sono 2.417, ovvero il 61% del totale. Toppo pochi per poter davvero puntare sull’evoluzione come richiamo per gli spettatori. Anec ribadisce anche il ruolo attivo del cinema nel sistema culturale italiano e chiede perciò aiuto a Stato, Regioni ed Enti locali, con agevolazioni non solo per le migliorie tecnologiche, ma anche per la gestione delle risorse umane e le iniziative a favore delle nuove generazioni di spettatori e amanti del cinema. Serve fermare l’emorragia che ha portato in dieci anni, dal 2003 al 2013, alla scomparsa di 712 sale, soprattutto di piccole dimensioni e nelle città. Qualche volta, i piccoli cinema sono stati sostituiti da grandi multiplex (sono infatti aumentati gli schermi totali), ma più spesso non c’è stato ricambio. La sfida della settima arte in Italia passa dalla capacità di modernizzazione e di riconquista del pubblico giovane.

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