Le reiterate polemiche di questi giorni hanno portato alle dimissioni del direttore di Avvenire, Dino Boffo , attaccato violentemente da Il Giornale per la sua presunta omosessualità e per le molestie telefoniche alla compagna dell’uomo con cui avrebbe avuto una relazione segreta intorno al 2001. In una lettera indirizzata al presidente dei vescovi italiani card. Angelo Bagnasco, Boffo spiega i motivi della sua dipartita dal giornale della Cei: “Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora per giorni e giorni una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani – scrive – una colossale montatura romanzata e diabolicamente congegnata” Dopo quindici anni, Avvenire cambia direzione, e lo fa nel modo più traumatico. “La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere” spiega Boffo nella missiva a Bagnasco. Mentre il giornalista si sente parte di un complotto mediatico, non tardano ad arrivare le prime reazioni circa il suo addio alla testata cattolica. Tra i primi a parlare, Vittorio Feltri , neo-direttore de Il Giornale e primo accusatore di Boffo: “Non volevo le sue dimissioni. Questi sono affari interni alla Chiesa – ha commentato, per poi aggiustare il tiro e aggiungere – Immagino che Boffo avesse i suoi buoni motivi per dimettersi. La cosa che mi piacerebbe succedesse è che si tirassero fuori i documenti che provano che quanto scritto dal Giornale era del tutto fondato”. E, sul sito web della testata milanese si legge: “Vittorio Feltri vince la sua prima ‘battaglia’ da quando ha preso le redini del quotidiano di via Negri” Di tutt’altro tono il commento dell’ Unione della stampa cattolica , che definisce quelle correnti “giornate orribili per il giornalismo italiano” . Il clima è pesante secondo l’Ucsi: “La tecnica di infangare chi esprime legittime e libere posizioni anche scomode per determinati poteri, utilizzando fonti anonime – si dice in una nota – è stata usata come un avvertimento minaccioso, forse diretto in particolare al mondo cattolico italiano” Il ‘caso Boffo’ e le recenti querele presentate da Silvio Berlusconi contro La Repubblica e L’Unità, che seguono le citazioni in giudizio dei giornali stranieri El Paìs e Nouvel Observauteur, testimoniano lo stato di alta tensione tra presidenza del Consiglio e organi d’informazione (italiani ed esteri), con le testate ‘di governo’ che sembrano passare ora all’attacco dei giornalisti che, negli ultimi mesi, hanno messo sotto accusa la condotta pubblica e privata del presidente del Consiglio. E, mentre Marco Tarquinio (fino a oggi vice direttore) prende la direzione ad interim di Avvenire , al Festival di Venezia viene proiettato Videocracy, documentario sull’Italia dell’era-Berlusconi e sulla deriva anti-democratica dei suoi mezzi di comunicazione il cui trailer è stato trasmesso in chiaro solo da Blob (Raitre) e Mtv.
Avvenire, si dimette Boffo: stampa italiana in subbuglio

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