“ Modificheremo parti delle nuove regole per spiegare meglio cosa succederà alle vostre foto e faremo di piu’ per rispondere ai vostri dubbi ed eliminare la confusione” . Con queste parole Kevin Systrom, co-fondatore di Instagram , ha cercato di placarele polemiche sulle nuove regole della app fotografica, che a inizio settimana aveva annunciato l’intenzione cedere a terzi, per scopi commerciali, gli scatti pubblicati dagli utenti. Instagram ha rivelato che per ora è previsto un utilizzo in ambito marketing delle immagini solamente da parte del sito stesso e di Facebook, proprietaria dell’applicazione dal settembre 2011. La voce che apriva alla vendita degli scatti “a una società a o un’altra entità pagante le informazioni relative all’utente, senza riconoscere al proprietario nessun compenso economico” (e la possibilità di negare il consenso) verrà cambiata. Non è dato sapere come, però. I dubbi sulle intenzioni di Instagram restano, anche perché il modello intrapreso assomiglia sempre più a quello di Facebook, che proprio sul controllo dei dati e dei contenuti pubblicati dagli utenti vorrebbe costruire la propria fortuna futura. Il passo indietro della app è più simbolico che sostanziale : impossibile pensare che venga premiato l’uso delle immagini con un compenso economico; più facile credere che gli utenti potranno scegliere – pur mantenendo il copyright sulle proprie foto – di farle cederle a terzi, ottenendo in cambio agevolazioni o aggiornamenti particolari. Il web 2.0, che ha fatto della gratuità, della condivisione e dell’accessibilità il suo mantra, comincia a diventare una seria questione di profitto. Con tutte le contraddizioni del caso.
Cambio di rotta per Instagram, le foto non si vendono. Almeno per il momento

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