Ore e ore trascorse a giocare ai videogame con il risultato di una dipendenza che dilaga sempre più tra i giovani: cresce l’allarme nella Corea del Sud , considerata la patria del videogaming agonistico, dove si sono svolte le prime edizioni del World Cyber Games, le olimpiadi dei videogiochi, e dove i giochi online rappresentano anche un settore strategico per l’economia del paese. Per limitare il fenomeno della dipendenza, che riguarda almeno 125mila ragazzi di età compresa tra i 10 e i 19 anni, il governo , con il sostegno di 14 legislatori del partito di governo, ha proposto di classificare il gioco online come una grave tossicodipendenza, allo stesso livello della droga e dell’alcol, e di inasprire la legge approvata nel 2011 che vieta ai minori di 16 anni di giocare nella fascia oraria che va dalla mezzanotte alle sei del mattino, modificando l’orario della normativa dalle 22 alle 7. Non solo, tra le proposte anche quella di limitare la pubblicità dei videogames e introdurre una tassa dell’1% sui ricavi derivanti dai videogiochi per poi creare un fondo in aiuto delle persone affette dalla dipendenza. La volontà del governo incontra però il dissenso delle grandi industrie del gioco che sostengono come tutto ciò rappresenti per loro una vera e propria “condanna a morte ” : in prima fila c’è la Korea Internet & Digital Entertaiment Association che ha lanciato una r accolta firme contro la proposta di legge.
Corea del Sud alla guerra dei videogame

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