Oggi i dati si memorizzano sui cd, sui chip, sugli hard disk o su un semplice foglio di carta. Gli scienziati giapponesi, non convinti della completa affidabilità di questi metodi, hanno deciso di orientarsi verso un’altra soluzione: i batteri. I caratteri del Dna lavorano infatti come dati digitali e, secondo Masaru Tomita, possono essere traslati o letti per produrre musica, testo, video e altri contenuti. Le mutazioni di questi caratteri potrebbero però nel tempo portare alla modifica dei dati, fatto che ha suscitato scetticismo in Katsumi Doi, esperto di batteri della Kyushu University. “Abbiamo bisogno di molto tempo per studiare le applicazioni pratiche del progetto”, ha affermato Doi, “però è una buona idea.
Dal Giappone l’idea di salvare i dati come batteri

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