Dopo Alfano è la volta del ministro Maroni. Continua a tenere banco la questione legata al gruppo su Facebook inneggiante alla morte di Silvio Berlusconi. ” Abbiamo dato disposizioni perchè il sito contenente minacce al premier apparso su Facebook venga subito chiuso e denunciati alla magistratura quelli che sono intervenuti” . Lo ha detto il ministro dell’interno, Roberto Maroni, nel corso di una conferenza stampa all’Aquila. C’è, ha aggiunto ” massima attenzione da parte delle forze dell’ordine per questi fatti”. « Non credo – ha spiegato il ministro – che esista un paese al mondo dove qualcuno può scrivere su un sito ’uccidiamo il premier’. È apologia di reato, anzi peggio. È un problema di cultura: se passa il concetto che uno può scrivere impunemente queste cose, c’è il rischio che poi a qualcuno venga in mente di metterle in atto. Non riesco a capacitarmi che ci sia qualcuno che possa esprimere l’intenzione di uccidere un’altra persona” . Della partita anche don Fortunato Di Noto , parroco di Avola (Siracusa) e presidente dell’associazione Meter onlus, che ha individuato due gruppi dedicati alla scomparsa del Papa e ne ha denunciato la presenza lala Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania. “ Potremmo anche soprassedere – dice don Di Noto- ma ci rivolgiamo al ministro Alfano per chiedere se anche questi episodi non configurano dei reati nei confronti di un capo di Stato, anche se estero, e per l’indiscussa autorità spirituale, religiosa e morale di altissimo profilo. Inneggiare all’odio, alla morte, alla eliminazione di persone – aggiunge il sacerdote – è il frutto della incapacita’ del dialogo onesto e democratico, e anche evangelico. Un clima di odio a tutti i livelli, sperimentato anche personalmente nell’impegno profuso per l’infanzia e contro la pedofilia, non può che generare odio su odio, violenza su violenza ”. ————————————————————————- Dalla tribuna televisiva alla rete. Si inaspriscono le polemiche intorno alla figura del premier e questa volta, ad essere chiamato in causa è il social network del momento: Facebook. Sul networking incriminato il gruppo ‘Uccidiamo Berlusconi’ conta più 16.000 iscritti. L’allarme ha indotto la magistratura ad aprire un fascicolo per indagare sul possibile reato di istigazione a delinquere. L’amministratore del gruppo però raffredda i toni, dichiarando che si tratta, al massimo, di un’iniziativa goliardica, contenente affermazioni bizzarre e prende cautamente le distanze. “ Personalmente non voglio uccidere nessuno, non voglio invitare nessuno a violare la legge ” ha scritto il curatore dell’associazione. Non la pensano però nello stesso modo diversi esponenti politici che non hanno potuto esimersi dall’intervenire sulla questione. Dopo la manifesta indignazione del quotidiano di Feltri, il ministro della Giustizia Alfano ha incitato la magistratura ad aprire un’indagine. “ Sembra incredibile che nessuno dei tanti soloni del politically correct abbia trovato il tempo e l’occasione per stigmatizzare o almeno evidenziare che la predicazione dell’odio nei confronti di Berlusconi abbia prodotto sulla rete la nascita di forum e pagine di Facebook che auspicano l’assassinio del presidente del Consiglio italiano” ha commentato Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl. Più cauto è invece Carmelo Briguglio , vicepresidente dei deputati del Pdl che afferma “ la diffusione via web di minacce che inneggiano all’assassinio di Berlusconi non va drammatizzata ma va attentamente monitorata e neutralizzata” . E qualcuno, come il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donati sottolinea il pericolo di imbavagliare la rete. Dario Franceschini invece, pur avendo chiesto di chiudere il gruppo non pensa che ci sia un collegamento politico. Su Facebook nel frattempo, la bagarre continua e si registra la nascita del gruppo ‘Uccidiamo chi vuole uccidere Berlusconi’ . Tutto questo ha effetti deleteri sul clima politico dove espressioni goliardiche finiscono per avere lo stesso peso delle lettere minatorie firmate da sigle terroristiche. Il fenomeno inoltre attesta una sorta di rinuncia alla politica, ritenuta ormai inutile. In ogni caso, per rimuovere le pagine del social network, sarebbe necessaria una rogatoria internazionale, perché il server di Facebook si trova a Palo Alto, in California.
Dalla tv al web, Maroni: gruppo su Facebook sia chiuso

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