La National security agency americana ha speso milioni di dollari per agevolare la partecipazione dei grandi colossi di internet al programma di spionaggio internazionale Prism . Secondo quanto riportano The Washington Post e The Guardian , l’agenzia per la sicurezza avrebbe foraggiato motori di ricerca e compagnie hi-tech per ottenere l’accesso indiscriminato ai dati degli utenti. A rafforzare l’ipotesi di un accordo tra la Nsa e i grandi marchi della rete è infine il tedesco Spiegel , secondo cui l’intelligence statunitense avrebbe spiato le comunicazioni dell’Onu e del Parlamento europeo, oltre a quelle di ottanta ambasciate e consolati nel mondo, proprio grazie al via libera (costoso) concesso da Google, Microsoft, Yahoo! e altre imprese di settore. La Silicon Valley è sempre più nell’occhio del ciclone, accusata di aver ceduto alle lusinghe dell’agenzia governativa, che nel 2011 – dopo che una corte federale aveva dichiarato incostituzionali le attività di spionaggio diretto sugli internauti – decise di ottenere l’accesso alle informazioni del web a suon di dollari, chiedendo il benestare alle compagnie proprietarie degli archivi. Le quali però non ci stanno a passare per spie e smentiscono ogni coinvolgimento: “ Non abbiamo partecipato a Prism o ad altri programmi di sorveglianza. Siamo in attesa della risposta del governo americano all’istanza nella quale chiediamo di poter rendere pubblici più dati relativi alle richieste di sicurezza nazionale” , ha dichiarato Google. Le ombre sul comportamento delle società internet, però, faticano a diradarsi.
Datagate, big del web al soldo della Nsa

Guarda anche: