“Siamo stupiti e perfino avviliti nel constatare che qualcuno si permetta ancora il lusso di non lavorare in un momento difficile per l’economia e difficilissimo per l’azienda Corriere che perde cento milioni l’anno” Questa la dura reprimenda di Vittorio Feltri, direttore de Il Giornale , sullo sciopero dei giornalisti del Corriere della Sera di martedì 20 aprile. Il giornalista bergamasco attacca i colleghi, in protesta contro il direttore Ferruccio De Bortoli, con un aspro editoriale in prima pagina, in cui non perde occasione per sminuire gli elementi della categoria più recalcitranti all’insipido presente dell’editoria d’informazione: “Le motivazioni dell’astensione – osserva Feltri – oltre che assurde sono meschine […]. Non sanno, o fingono di non sapere, che il loro è un quotidiano simile a tutti gli altri e che, avendo i conti disastrati, è già un miracolo riesca a stare in piedi” Serve un fronte comune, secondo Feltri, se si vuole evitare il rischio che il banco (dei quotidiani) salti, minato da debiti e emorragie pubblicitarie. Ammesso che fronte comune non significhi fare gregge.
Feltri critica lo sciopero del Corsera

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