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17 Gennaio 2011 | Innovazione

Google: Antitrust chiude istruttoria e passa la palla al Parlamento

Google News e simili potrebbero finire presto nel mirino nel Parlamento italiano. E’ questo l’aspetto più importante della chiusura odierna del contenzioso fra il colosso statunitense e l’Antitrust nostrana. Sedici mesi fa, l’autorità ha aperto un’indagine su Mountain View e, nello specifico, sui servizi in favore dei produttori di contenuti giornalistici e di quanti si avvalgono del servizio di raccolta pubblicitaria. Oggi l’indagine è stata chiusa prendendo atto degli accorgimenti adottati dal motore di ricerca dopo la presa di posizione: le testate giornalistiche potranno definire le modalità entro le quali i contenuti vengono pubblicati attraverso Google News “mediante un meccanismo con cui gli editori possono sottrarre i propri contenuti da Google News senza che tale scelta pregiudichi l’inserimento degli stessi nel motore di ricerca generale di Google”. Inoltre ” gli editori possono scegliere di escludere selettivamente specifici articoli o immagini, ovvero di far apparire i titoli degli articoli ma non gli estratti dal testo degli stessi” . Per ciò che concerne il programma pubblicitario AdSense, Google si impegna a ” rendere note agli editori le quote di ripartizione dei ricavi che determinano la remunerazione degli spazi pubblicitari “. Gli editori saranno inoltre in grado “di conoscere preventivamente le eventuali modifiche delle percentuali applicate” e potranno u tilizzare strumenti software terzi per verificare il “numero di click degli utenti sugli annunci visualizzati” , controllando in questo modo il valore della raccolta pubblicitaria fatta da Google. Non finisce qui: secondo l’autorità ” un’istruttoria antitrust non può sciogliere il nodo dell’adeguata remunerazione dell’attività delle imprese che producono contenuti editoriali online, per lo sfruttamento economico delle proprie opere da parte di altri soggetti” . O ccorre dunque una legge nazionale ” che definisca un sistema di diritti di proprietà intellettuale in grado di incoraggiare su internet forme di cooperazione virtuosa tra i titolari di diritti di esclusiva sui contenuti editoriali e i fornitori di servizi innovativi che riproducono ed elaborano i contenuti protetti da tali diritti”. “E’ necessario – prosegue l’antitrust – superare l’oggettivo squilibrio tra il valore che la produzione di contenuti editoriali genera per il sistema di internet nel suo complesso, e i ricavi che gli editori online sono in grado di percepire dalla propria attività”. “Si tratta di un’esigenza che, vista la dimensione sopranazionale del fenomeno internet, deve essere promossa dalle istituzioni italiane anche presso le opportune sedi internazionali” , conclude, lanciando al Parlamento la patata bollente che da tempo condiziona la sopravvivenza digitale degli editori da una parte all’altra del globo.

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