Dopo tanto parlare di servizi cloud , finalmente qualcuno ha cominciato a dargli sostanza e perfino un nome. Si chiama Cisco Global Cloud Index e, per la prima volta, ha misurato la quantità di dati generati dal traffico legato a questo mondo. Anzi, Cisco si è spinta a fare previsioni fino al 2015. Il cloud, che nel 2010 valeva appena 130 exabyte, nel 2015 arriverà a quota 1,6 zettabyte (mille miliardi di giga). Lo scorso anno valeva l’11% del traffico globale, ma n el 2015 la sua fetta avrà raggiunto il 34% . E poi, già nel 2014, avverrà il sorpasso dei servizi cloud su quelli tradizionali in termini di tempo macchina speso. I server saranno impegnati per il 51% del tempo a elaborare dati legati alla nuvola. ” L a domanda di mobilità sempre crescente è uno dei motori principali della mutazione nello scambio di dati, e lo sarà anche in futuro “, spiega David Bevilacqua, amministratore delegato di Cisco Italia. Attualmente lo scambio più intenso avviene negli Stati Uniti, che rappresentano il 27% del traffico, seguito dall’Europa con il 26%. L’ Italia ? Siamo in leggero ritardo rispetto agli altri Paesi dell’Europa occidentale”, continua Bevilacqua. “Ci sono i primi importanti segnali di adozione di modelli cloud. Ma il mercato esploderà letteralmente non appena avremo affrontato e risolto la questione del digital divide “.
Il cloud cresce ma non conquista l’Italia

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