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12 Settembre 2023 | Ambiente, Attualità

Il mare italiano fa i conti con nuovi reati e blocchi alla pesca

Nel 2022 sono stati quasi 20mila i reati ambientali accertati lungo le coste italiane. Intanto, fino al 4 ottobre, c’è il blocco della flotta italiana dallo Ionio al Tirreno.

Non c’è pace per il mare Mediterraneo, teatro di un numero crescente di reati ambientali e illeciti amministrativi: nel 2022, secondo Legambiente, sono stati rispettivamente 19.530 (+3,2 sul 2021) e 44.444 (+13,1%). Cemento dove non dovrebbe esserci, inquinamento, depurazione che non depura, pesca di frodo: il rapporto “Mare Monstrum” parla di una media di 8,7 infrazioni per ogni chilometro di costa, in aumento rispetto ai 7,5 registrati lo scorso anno. E pensare che proprio nel nostro Paese è nata la prima piattaforma globale per il recupero dei rifiuti dal mare, ora esportata anche in Brasile e Indonesia.

Non solo note dolenti, però, dallo studio: risulta infatti cresciuta in maniera significativa anche l’attività di controllo di Capitanerie di porto e forze dell’ordine, che hanno all’attivo oltre un milione di controlli. Il rapporto è stato fra l’altro presentato alla vigilia del 13mo anniversario dell’uccisione di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica (Salerno) che si batteva contro speculazioni e illegalità. Non a caso il suo omicidio è di sospetta matrice camorristica. Il 48,7% dei reati ambientali sulle nostre coste si registra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, con la Campania che guida la classifica nazionale con 3.345 reati, seguita da Puglia, Sicilia, Lazio e Calabria. La Basilicata è invece in testa per numero di infrazioni per chilometro di costa (32,7) seguita da Emilia Romagna, Molise, Abruzzo e Veneto.

E in un mare costantemente violato lavorano appunto i pescatori italiani, che devono anche rispettare i fermi imposti dalle istituzioni. Dopo l’Adriatico, fino al 4 ottobre è stop al pesce fresco a tavola dallo Ionio al Tirreno, fra Brindisi e Reggio Calabria. Spiega Coldiretti Impresapesca, in maniera evidentemente critica: “Il fermo cade quest’anno in un momento difficile, con la spada di Damocle delle nuove linee di indirizzo del Commissario alla Pesca ed all’Ambiente Virginijus Sinkevicius che pende sulla Flotta Italia. La misura più dirompente è il divieto del sistema di pesca a strascico. Ma le nuove linee prevedono anche la restrizione delle aree di pesca con tagli fino al 30% di quelle attuali con scadenze ravvicinate nel 2024, 2027 per concludersi nel 2030″.

Nonostante l’interruzione dell’attività – assicura comunque l’associazione di categoria – “sulle tavole delle regioni interessate sarà comunque possibile trovare prodotto italiano, dal pesce azzurro come le alici e le sarde al pesce spada. E ancora spigole, orate, sogliole, cannocchie, vongole e cozze provenienti dalle barche della piccola pesca, dalle draghe e dall’acquacoltura”. Chi acquista il pesce in pescheria e al supermercato supermercati può affidarsi alle etichette. Una trasparenza totale (o quasi), però, ci sarebbe solo con l’etichettatura obbligatoria dell’origine anche nell’ambito della ristorazione.

 

di Daniela Faggion

Mare italiani fra reati e blocchi

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