Su internet (e non solo) si venera la dea anoressia. Negli ultimi anni il fenomeno delle comunità online pro-Ana si è sviluppato e diffuso lungo tutta la latitudine dello Stivale. Un fenomeno dalle dimensioni preoccupanti, che coinvolge ragazze e ragazzi soprattutto in età adolescenziale. La proposta della maggioranza parlamentare per attenuare il problema è quella di censurare le pagine web che inneggiano all’anoressia: una proposta di legge, depositata a novembre, è stata presentata alla Camera dal Pdl con Beatrice Lorenzin come prima firmataria, e prevede l’oscurazione di oltre 300 mila pagine. “ I siti – si legge nel documento informativo del Pdl – offrono ai ragazzini consigli pratici per diventare super magri. Il che introduce il reato di istigazione all’anoressia e alla bulimia ” Come troppo spesso accade, si confondono mezzi e contenuti, messaggio personale e istigazione al reato. ” Ora chiediamo – dice Lorenzin – che ci sia una corsia preferenziale per incardinare la proposta in commissione Giustizia” . La legge voluta dalla maggioranza sarebbe composta da due parti: una introduce la nuova figura di reato per chi prova a convincere qualcuno a modificare la propria alimentazione a tal punto da arrivare all’anoressia e alla bulimia (con pena fino ad un anno), mentre il secondo articolo pone le basi per fornire veri e propri criteri per impedire l’accesso ai siti che istigano a queste due malattie legate all’alimentazione. In Italia i numeri riguardanti bulimia e anoressia sono allarmanti: queste due malattie sono la causa numero uno di morte per le ragazze tra i 12 e i 25 anni, in particolar modo la fascia tra i 13 e i 16 anni. E’ proprio la portata del fenomeno, che (non bisogna dimenticarlo) è prima di tutto un problema medico-psicologico, a richiedere una seria riflessione su cause e concause. Trattare anoressia e bulimia come patologie, prima di tutto, e non solo come fenomeni sociali. Di qui, facile intuire che le malattie non si vincono, né tanto meno si costringono, con progetti di legge atti a censurare l’unico canale comunicativo (per quanto deviato) utilizzato dai pazienti. La vecchia strategia dello struzzo non ha mai funzionato, ed è destinata a fallire anche questa volta. Il controllo assoluto è utopia, nascondere il problema è dannosamente ingenuo: servono studi specifici, approfonditi, sistematici. E allora le community del web possono essere una testimonianza preziosa per capire, o almeno provare a sbrogliare la matassa di un sottobosco ricco di contraddizioni, che non si nutre di cibo ma delle paure del mondo reale portate all’estremo.
Il Pdl propone la censura sui siti pro-Anoressia

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