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2 Giugno 2024 | Attualità

Il Prosecco vince contro il Prosek

Con il nuovo Regolamento europeo sulle indicazioni geografiche Ig, l’Ue chiude il caso Prosek. La decisione sancisce definitivamente il Prosecco come patrimonio unico e inalienabile della regione.

Si è chiuso il caso relativo all’uso del nome Prosek sulle etichette croate o di altri Stati membri della UE. La denominazione faceva il verso al Prosecco italiano. Ora nessuno potrà mai utilizzarlo in Europa come menzione tradizionale per indicare un vino che vuole evocare le note bollicine venete. È il nuovo Regolamento europeo sulle indicazioni geografiche Ig a mettere la parola fine alla vicenda che si è protratta per alcuni anni.

La storia

Nel 2021 la decisione della Commissione europea di accogliere la richiesta croata per il riconoscimento del Prosek, palese fenomeno di Italian Sounding, aveva gelato l’Italia. Da lì, ricorsi e numerose azioni istituzionali sono state messe in campo per ottenere la tutela del vino. “Al risultato si è arrivati grazie ad un grande lavoro di squadra tra istituzioni, associazioni di categoria e consorzi uniti nella difesa di un vino che esprime la storia e l’identità del Veneto”, ha commentato Luca Zaia, presidente della Regione Veneto.

Il Regolamento è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale europea e si applica a vini, bevande alcoliche e prodotti agricoli. Il suo obiettivo è impedire la registrazione di menzioni tradizionali identiche o che richiamino nomi di Dop e Igp, come il Prosek, a favore della trasparenza verso i consumatori. Sono incluse misure per proteggere le indicazioni geografiche anche online, conferire maggiori poteri ai produttori e semplificare il processo di registrazione di tali prodotti.

L’intervento di Coldiretti sulla riforma Ig

Sul tema della riforma è intervenuto anche il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini: “La riforma del sistema europeo delle denominazioni di origine (IG) tutela il primato italiano nell’Unione Europea con 892 prodotti riconosciuti, tra alimentari, vini e liquori, che sviluppano un valore di oltre 20 miliardi di euro e danno lavoro a 890mila persone impegnate nelle filiere. Dalla difesa del sistema delle indicazioni geografiche europee dipende la lotta al falso made in Italy alimentare che nel mondo vale oltre 120 miliardi di euro. – ha proseguito Prandini, sottolineando che “Il contrasto alle imitazioni aiuta la crescita di un sistema che, oltre all’impatto economico e occupazionale, rappresenta un patrimonio culturale e ambientale del Paese. Un risultato ottenuto grazie al nostro impegno di questi anni in sinergia con tanti europarlamentari italiani a partire dal relatore Paolo De Castro”.

Di Valentina Colombo

Immagine di awesomecontent su Freepik

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