L’ottavo rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione ha provocato reazioni e interventi dei rappresentanti di settore e della classe politica , che hanno commentato i punti salienti dell’inchiesta. Renato Schifani ha focalizzato l’attenzione sul ruolo sociale dei media: “ I media contemporanei devono vincere qualsiasi tentazione di manipolare, soprattutto i giovani, cercando invece di educarli, tenendo conto degli effetti che essi producono nella formazione delle coscienze ” ha detto il presidente del Senato, cavalcando l’onda lunga delle recenti polemiche tra la maggioranza e alcune testate nostrane (La Repubblica e L’Unità su tutte). I mezzi di comunicazione, secondo Schifani, dovrebbero essere volano dello sviluppo socio-culturale del paese ma, dice, “ non è infrequente imbattersi in mass media che forniscono volutamente informazioni manipolat e e non di rado non appare volutamente chiara la confusione tra il piano delle notizie e le informazioni, oggettivamente verificabili, rispetto a quello delle analisi e delle opinioni sulle stesse” Fedele Confalonieri si concentra invece sul problematico rapporto tra copyright e internet , accusando apertamente nomi di spicco della rete di sfruttare gratuitamente materiali di altri per la promozione dei propri servizi: “ Oggi internet si avvale di una parola magica che è free. Se i vari YouTube, Google, non riconoscono il valore della proprietà intellettuale non si può investire. Noi investiamo la metà di quello che ricaviamo in prodotti e in contenuti. Se altri approfittano dei contenuti perché vengano mandati in rete dai privati, soprattutto giovani, non ci sarà futuro per chi come mestiere fa i contenuti ” ha dichiarato il presidente di Mediaset. L’intervento di Carlo Malinconico mira a sdrammatizzare, per quanto possibile, la non facile situazione dell’editoria d’informazione italiana, che deve affrontare la crisi del formato cartaceo, che perde copie e investimenti pubblicitari: “ Non è morte annunciata – dice il presidente Fieg a proposito del momento nero dei giornali – si nota che c’é uno zoccolo duro, una parte della società fortemente attaccata alla carta stampata che vuole leggere nonostante le produzioni di altri media più veloce ”. Il rapporto Censis, intitolato I media tra crisi e metamorfosi , ha evidenziato una forte espansione dei media gratuiti, la battuta d’arresto di quelli a pagamento, e l’avanzare dei social network a scapito di altre attività, come la lettura. Secondo il rapporto, si è verificato un balzo in avanti nel consumo dei media: l’uso dei cellulari è aumentato del 12,2%, Internet del 26,9%, quello delle radio del 12,4%. Tra il 2007 e il 2009 l’utenza della tv satellitare è passata dal 27,3% al 35,4%. La lettura dei quotidiani a pagamento invece ha registrato un drastico calo dal 67% al 54,8% in soli tre anni. Il dato si fa ancora più preoccupante considerando che la percentuale di chi legge un quotidiano almeno tre volte la settimana scivola dal 51,1% al 34,5%. La flessione, determinata dalla crisi economica non viene compensata nemmeno dalla free press, che rimane stabile. Stabile anche l’uso del cellulare che con un leggero calo dall’86,4% all’85%. Anche in un periodo di ristrettezze economiche il telefonino rimane un bene irrinunciabile. L’uso del web invece non cresce, a dispetto delle attese. Dal 2007 al 2009 si è passati dal 45,3% al 47%. Sono sempre i più giovani e le persone istruite ad avere familiarità con la rete. I social network prendono sempre più piede. Ai primi posti c’è Facebook, noto al 61,6% degli italiani, seguito da YouTube (60,9%) e Messanger (50,5%). Tra le attività sacrificate a favore dei social network la lettura guida tutte le classifiche , così afferma il 42,4% degli intervistati. Il 70,5% delle persone dichiara di essersi iscritto per mantenere i contatti con gli amici o per rincontrare quelli vecchi (57,8%), le ore destinate alla navigazione sono quelle serali per un buon 68,4%.
Il rapporto Censis smuove politica e comunicazione

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