Secondo i dati della CGIA di Mestre si cercano 1,3 milioni di lavoratori, ma un posto su due è scoperto. A volte mancano le competenze, altre volte non si presenta nessuno
In Italia c’è un milione e trecentomila posti di lavoro liberi ma non si trova il modo di coprirli. O non si presentano candidati per ricoprire le mansioni, oppure i candidati che si presentano non hanno le competenze adatte. È il grande paradosso dell’occupazione messo in luce dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha raccolto le istanze presentate dalle imprese a Unioncamere e al ministero del Lavoro.
In un Paese con circa 120mila posti di lavoro a rischio, sembrerebbe essercene più di dieci volte tanti a disposizione. Entro i prossimi tre mesi un milione e 370mila lavoratori potrebbero essere assunti, quasi 380mila a tempo indeterminato. Solo che non si trovano. Un segnale allarmante per le aziende, specie a fronte del contestuale invecchiamento della popolazione. Sul mercato del lavoro ci sono sempre meno giovani, e questo accade in molti altri Paesi Occidentali: in Italia però, per giunta, molti dei candidati papabili se ne vanno a cercare stipendi migliori all’estero.
Il trend va avanti da un po’. La Cgia ha messo in fila i dati dal 2017, quando erano 21,5 imprenditori su 100 a lamentare di non trovare il personale. Oggi la percentuale è salita al 49,4%, con punte ancora più alte nel “ricco Nordest” (Friuli Venezia Giulia e il Veneto sono a 55,1%), nelle Marche (55,6%) e in Umbria (55,7%). Le categorie professionali più scoperte sono i dirigenti (68,2%) e gli operai specializzati (66,9%).
di Daniela Faggion