“Una nuova stagione contrattuale, che includa pienamente il lavoro autonomo. Una radicale riforma dell’Ordine, ispirata al principio che il giornalismo è un bene pubblico e che giornalista è chi lo fa in maniera professionale, anche se non esclusiva o prevalente “. Sono le due indicazioni principali ispirate dall’ ultimo rapporto di Lsdi sulla professione giornalistica in Italia. Al centro della prima parte il rapporto, intitolato Il paese dei giornalisti emergono dati particolarmente rilevanti tanto da far sorgere il dubbio che l’ impianto complessivo del giornalismo italiano possa implodere su se stesso anche a breve termine . Nel 2000 quasi sette giornalisti attivi su 10 (il 65%) erano lavoratori dipendenti (in massima parte con contratti Fnsi-Fieg). Alla fine del 2012 il rapporto si era ridotto al 40%: oggi, sei giornalisti attivi su 10 fanno lavoro autonomo. In 13 anni la popolazione giornalistica attiva in Italia, contrariamente a quanto avviene in altri paesi, è più che raddoppiata, passando da 21.373 a 47.227 giornalisti attivi. Inoltre il reddito dei giornalisti autonomi è 5 volte inferiore rispetto alla media annua delle retribuzioni dei giornalisti contrattualizzati (che nel 2012 era pari a 62.459 euro). Quello dei co.co.co è ancora più basso: sette volte minore. In Italia, se si tiene conto del numero degli iscritti all’Ordine, c’è un giornalista ogni 526 abitanti, contro 1/1.778 in Francia e 1/5.333 negli Stati Uniti.
Italia, un paese di giornalisti

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