La nuova direttiva stilata dall’Ue sulla conservazione dei dati personali è incompatibile con la Carta dei diritti fondamentali. Lo dice la Corte di giustizia europea, per voce di un suo avvocato, che ha definito la normativa “un’ingerenza grave” nella vita privata dei cittadini. L’organo giuridico continentale dovrà pronunciarsi ora sul ricorso dell’Alta corte irlandese e della Corte costituzionale austriaca , che si sono opposte al provvedimento di Bruxelles, che prevede l’obbligo – per i fornitori di servizi di telecomunicazione – di raccogliere e conservare per due anni i dati sul traffico internet e sulla geolocalizzazione delle telefonate. Nella nuova legislazione manca una disciplina di accesso ai dati e di utilizzo degli stessi da parte delle compagnie e degli Stati membri , cosa che rende il decreto inattuabile nei fatti, in quanto lesivo delle antecedenti norme sulla privacy e la sicurezza. La decisione ufficiale della Corte di giustizia avverrà tra qualche settimana, ma questa prima pronuncia sembra indirizzare il verdetto verso la sospensione della norma.
La Corte europea blocca la delibera sui dati

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