A due passi dall’Italia, sulle sponde svizzere del Lago Maggiore, il festival del cinema di Locarno si svolge dal 2 al 12 agosto e proporrà anche tanto cinema italiano.
C’è anche molta Italia all’edizione numero 76 del Locarno Film Festival, in programma nella città sulle sponde svizzere del Lago Maggiore dal 2 al 12 agosto. A ricevere il Vision Award Ticinomoda sarà infatti il montatore – italiano cresciuto in Svizzera – Pietro Scalia, due volte premio Oscar, mentre il Lifetime Achievement Award è stato assegnato quest’anno a Renzo Rossellini Jr, uno dei tanti figli del maestro neorealista Roberto. Italia anche nella giuria internazionale, presieduta da Cate Blanchett con il regista Leonardo Di Costanzo e l’attore/regista Edoardo Leo che, fresco di Globo d’Oro per Mia, presenterà la sua regia di Non sono quello che sono.
Due sono anche i film di registi italiani nel concorso che assegna il Pardo d’oro, il premio più ambito: Patagonia di Simone Bozzelli e Rossosperanza di Annarita Zambrano. Nel calendario della kermesse ci sono anche un altro film in Piazza Grande, oltre a quello di Leo: La bella estate di Laura Luchetti, con la figlia d’arte Deva Cassel – mamma è Monica Bellucci, papà è Vincent Cassell) e fuori concorso Mimì il principe delle tenebre, di Brando De Sica, anche lui con celebri ascendenti neorealisti.

Piazza Grande a Locarno
Pietro Scalia
Secondo Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Locarno Film Festival, Pietro Scalia è “uno sperimentatore e un genio dello sguardo e della musicalità del montaggio. Ha rivoluzionato il modo di giuntare un’immagine all’altra e ha influenzato intere generazioni di giovani, introducendo uno sguardo nuovo nel determinare gli intervalli ritmici per legare le immagini fra loro”. D’altronde, non ha inanellato per caso una sfilza di collaborazioni con registi eccellenti e vinto due premi Oscar per il miglior montaggio: il primo nel 1992 per JFK – Un caso ancora aperto e il secondo nel 2002 per Black Hawk Down – Black Hawk abbattuto, cui vanno aggiunte le nomination per “Will Hunting – Genio ribelle” e per “Il gladiatore”.
Renzo Rossellini Jr
Regista (anche se non ufficiale) di alcun opere del padre, che ha accompagnato sul set sin da ragazzino, documentarista e produttore, il figlio di Roberto Rossellini che porta il nome di suo zio paterno è un stato un uomo estremamente impegnato nella politica negli Anni Settanta ma anche avveduto e capace di cambiare il mondo del cinema italiano. La sua biografia sarebbe pronta per diventare molti libri e sceneggiature, dal film impegnato alla spy story, senza tralasciare il romanzo di formazione e il feuilleton. Per altri dettagli vale la pena andare a rivedersi “The Rossellinis”, film presentato nel 2020 a Venezia da Alessandro, uno dei suoi fratelli minori nato da un’altra (“ovviamente”, verrebbe da dire) relazione del padre.
Simone Bozzelli e Annarita Zambrano
Simone Bozzelli è un golden boy della regia italiana… ormai non esattamente “boy”, visto che di anni quest’anno ne compie 29, ma in Italia sembra che si resti giovani in eterno quando si tratta di affermarsi. Cantore di relazioni gay e fluide, in cui gli equilibri delle forze sono in continua ridefinizione, si è già fatto notare a livello internazionale con cinque cortometraggi: Mio Fratello (2015), Loris sta bene (2017), Amateur (2019), J’Ador (2020) e Giochi (2020), ma soprattutto con il video di I wanna be your slave dei Måneskin. Il film che porta a Locarno è ambientato in Abruzzo, la regione in cui è nato e cresciuto prima di trasferirsi a Milano per motivi di studio.
Annarita Zambrano, romana di nascita, vive a Parigi e anche lei è già molto conosciuta a livello internazionale grazie ai cortometraggi passati alla Berlinale, alla Mostra di Venezia e al Festival di Cannes, dove ha presentato anche il suo primo lungometraggio Dopo la guerra, nel 2018. A Locarno porta una commedia noir e allegorica, ambientata a inizio Anni Novanta: protagonista anche una tigre… chissà che non sia di buon auspicio per il Pardo d’Oro.
di Daniela Faggion