Le stime elaborate dall’Istituto nazionale per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) confermano una tendenza di crescita dell’animale lungo tutta la Penisola, con 3.300 esemplari. Stando ai risultati, sulle Alpi l’aumento più significativo. Il carnivoro è sotto la tutela dello Stato, poiché considerato elemento indispensabile dell’ecosistema cui appartiene
3.300 esemplari in tutta Italia
Il dato ottenuto arriva dopo un meticoloso lavoro, condotto durante la pandemia, che ha impegnato oltre 3mila persone. Per l’indagine sono stati scandagliati 85mila chilometri. La presenza del lupo è stata documentata da 6520 avvistamenti fotografici. 491 carcasse di ungulato predate, 1310 tracce, 171 lupi morti e 16mila escrementi. Sono state condotte anche 1500 analisi genetiche con tecniche specifiche. I risultati sono stati analizzati con i più recenti modelli statistici prodotti dalla comunità scientifica. Il monitoraggio è stato condotto suddividendo in celle di 10 per 10 chilometri il territorio. Sono state eseguite due analisi differenti. Una per le regioni/province autonome della zona alpina, e una per le regioni dell’Italia peninsulare.
Il lupo: una specie protetta
Le cause della diminuzione del lupo in Italia sono state principalmente due. La prima l’ibridazione con il cane, che ha messo seriamente a rischio il patrimonio genetico della specie. La seconda il conflitto con gli allevatori. La svolta per il recupero dell’animale si ebbe negli anni Settanta, quando si contarono solo un centinaio di esemplari sul territorio. Nel 1976 si è deciso di inserire l’animale nelle specie protette e vietandone la caccia e l’avvelenamento. Negli ultimi anni il lupo è ritornato a popolare le nostre terre. Si riproduce in maniera del tutto naturale e spontanea, senza interventi di reintroduzione da parte dell’uomo.