Inserito all’interno di appositi sistemi come siti web o totem interattivi, risponderà in modo chiaro e preciso a domande e curiosità relative alla sua esistenza e alla sua opera più celebre, la Divina Commedia. Digital Dante sarà anche in grado di rispondere a quesiti di cultura generale, creando un’esperienza di apprendimento immersiva e divertente per utenti di tutte le età.
Dietro alla creazione di questo gemello virtuale c’è QuestIT, tech company senese specializzata nella realizzazione di tecnologie basate sull’utilizzo dell’IA. Il progetto è sviluppato in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e Scienze Matematiche dell’Università di Siena.
A oggi il virtual human può essere utilizzato sia per scopi formativi all’interno di università, scuole o da casa per favorire l’e-learning, oppure in ottica turistica come virtual guide nei musei. Ma non è tutto. Il gemello digitale di Dante è arricchito da un Large Language Model verticale che gli consente di emulare al 100%, con tanto di latinismi ed espressioni popolari dell’epoca, il modo di esprimersi del poeta. L’avatar è in grado di comprendere le domande dei singoli interlocutori e rispondere di conseguenza perché è stato addestrato attraverso la piattaforma conversazionale Algho. Questa consente al virtual human di estrapolare ed elaborare dati e parole da opere del calibro della Divina Commedia e interagire in maniera precisa e accurata con i suoi interlocutori.
La creazione è un valido esempio di come i mondi della cultura e della formazione possono avvicinarsi all’IA e sfruttare le sue potenzialità nel migliore dei modi. A oggi, secondo l’ultimo report strutturato dal Politecnico di Milano, solo il 3% dei musei e dei teatri italiani utilizza avatar o assistenti virtuali. Invenzioni di questo genere potrebbero fare da apripista verso un cambio di rotta, in cui tecnologia e cultura vanno di pari passo e si alimentano a vicenda.
di Serena Campione