A metà fra le università di Firenze e Parma è il primo centro interuniversitario italiano rivolto al paese asiatico ma anche alle questioni del nomadismo, anche in relazione al cambiamento climatico
Dietro la sigla naMec si nasconde un nome lunghissimo: Centro interuniversitario di ricerca ‘Asia, Nomadic Cultures, Mobility and Environment Study Center – Mongolian Culture Center. Si tratta del primo centro interuniversitario italiano rivolto alla Mongolia ma anche a nomadismo, mobilità e cambiamenti climatici. È nato per volontà delle Università di Firenze e Parma e grazie alle collaborazioni dell’ateneo toscano con la Mongolian State University of Arts and Culture, l’International Institute for the Study of Nomadic Civilizations di Ulaanbaatar e il ministero della Cultura di Ulan Bator.
Il centro intende mettere in collegamento tutti gli studiosi che in Italia si occupano di Mongolia e quelli che affrontano tematiche relative a territori in area asiatica, nomadismo, mobilità e cambiamenti climatici, incoraggiando il confronto attraverso una prospettiva multidisciplinare. Potrebbe peraltro essere stato proprio un evento climatico a fermare, nel XIII secolo, le armate mongole nella loro avanzata in Europa. Il naMec promuoverà gli scambi tra i due Paesi, attraverso seminari e incontri pubblici. Alla guida del centro l’antropologa e professoressa Nadia Breda.