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10 Aprile 2024 | Attualità

Nel 2023 14% del grano importato in Italia era russo

Nel 2022 la quota era di importazioni era al 2%. Un paradosso contando che con la guerra in Ucraina è scattato l’embargo nei confronti di Mosca. A Telepress Matteo Villa di Ispi spiega il perché

Nel 2023 il grano proveniente dalla Russia ha coperto il 14% delle importazioni del cereale su cui si basa molta parte della cucina italiana: concretamente 445 mila tonnellate, per lo più di grano duro. Nel 2022 la quota era stata del 2%, cioè 40mila tonnellate. La stima è stata diffusa da Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), dopo la proposta della Commissione europea di introdurre dazi maggiorati sulle importazioni di cereali, semi oleosi e prodotti agricoli derivati, provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia.

I grani russi, secondo Ismea, hanno beneficiato di un vantaggio competitivo rispetto ai frumenti canadesi, statunitensi e francesi, sia per la svalutazione del rublo, sia per una minore disponibilità degli altri grani. Si sa che le fluttuazioni sono una peculiarità del mercato agricolo, ma l’Italia non aveva deciso un embargo sui prodotti che provengono dalla Russia? Che fine ha fatto quell’embargo?

Lo spiega a Telepress Matteo Villa, Senior Research Fellow di Ispi, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, prestigiosa istituzione con sede a Milano che quest’anno compie 90 anni. “Né l’Italia, né l’Europa“, dice Villa, “hanno finora imposto un embargo sul grano russo, per diversi motivi. La questione è controversa sul piano politico, anche perché con l’Ucraina ci sono state molte richieste e imposizioni di temporanei “divieti di accesso” al mercato europeo, così dall’esterno sembra quasi che penalizziamo Kiev, mentre non facciamo nulla per ridurre gli introiti di Mosca. La realtà è molto diversa. 

Innanzitutto, è inevitabile che il grano di Kiev susciti maggiori polemiche (in gran parte, comunque, strumentali e immotivate) in Europa: l’Ucraina esporta verso l’UE più del quintuplo di grano e altri cereali di quanto faccia la Russia, e dunque i suoi potenziali effetti di prezzo sono molto più alti. 

D’altra parte, proprio il fatto che il grano e i cereali russi contino molto meno nel mercato europeo, fa sì che metterli sotto epenalizzerebbe solo in minima parte la Russia, visto che per oltre il 70% le esportazioni del Paese sono costituite da petrolio greggio, prodotti petroliferi (benzi, ecc.) e gas naturale.

Terzo, anche se imponessimo un embargo su grano e cereali russi, Mosca potrebbe trovare il modo di farlo arrivare comunque in Europa attraverso triangolazioni piuttosto semplici, passando da Turchia e Kazakistan, per esempio. 

Infine, imporre un embargo sulle importazioni di grano diventa politicamente molto sensibile nella misura in cui queste fossero davvero bloccate e non trovassero scappatoie verso il resto del mondo, perché ridurre le esportazioni russe totali significa porre pressioni al rialzo sui prezzi – il che farebbe molto indisporre paesi come Egitto, Tunisia, Sri Lanka e molti altri che proprio a causa dei prezzi alti in questi anni hanno vissuto crisi molto gravi“.

di Daniela Faggion

Grano russo in aumento in Italia

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