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7 Febbraio 2023 | Attualità

Pastore italiane

In crescita in Italia il numero delle donne che accudiscono pecore e capre, anche nelle regioni dove il pascolo delle greggi è tradizionalmente affidato agli uomini. Lo racconta un film di un’autrice parmense, che ha trascorso due anni alla ricerca di queste figure.

Sono oltre un centinaio le pastore che vivono in Italia, dai 20 anni fino oltre ai 100. Lo racconta il docufilm In questo mondo di Anna Kauber, architetta parmense esperta in paesaggistica che ha realizzato il film trascorrendo due anni tra ovili e vie della transumanza in tutta Italia. “Come paesaggista”, spiega Kauber, “mi sono sempre occupata del territorio e delle figure anche professionali che lo attraversano. La pastorizia è una delle attività più antiche dell’umanità ma non era mai stata considerata in chiave di genere in Italia. Così, nel 2015 ho deciso di partire alla ricerca delle pastore e, completamente da sola, sono andata a filmare le donne che compiono questa scelta nei luoghi in cui poi la vivono”. Se fino a una ventina di anni fa le pastore si trovavano praticamente solo nelle regioni dall’Appennino Tosco-Emiliano in su, nella sua ricerca Kauber ne ha trovate anche nel Centro-Sud e in Sardegna, dove i contesti culturali hanno tenuto più a lungo le donne lontane da questa vita nomade e a tratti solitaria.

“A differenza dal passato la pastora è oggi un lavoro che si sceglie, anche se è una scelta spesso osteggiata dalle famiglie e persino dalle comunità montane”, precisa Kauber: “Fare le pastore è spesso il piano B per donne laureate o per cittadine soffocate dallo stress, che a una certa età scelgono di fare il pieno di libertà andando all’ovile”. Dunque, “tornare all’ovile” potrebbe presto cambiare il suo senso metaforico: “Ce ne sono di tutte le generazioni”, continua Kauber, “ma sono perlopiù le quarantenni a compiere questo passo”.

Le pastore tutelano anche le specie autoctone

Le pastore tutelano anche le specie autoctone

Che cosa motiva una scelta così peculiare? “Fondamentalmente”, dice Kauber, “il bisogno di tornare in contatto con la natura e ritrovare un’armonia spontanea con l’ambiente che le circonda. È sì una scelta di vita e di morte, perché l’allevamento contempla anche l’uccisione del bestiame da carne, ma tutto rientra nei cicli stagionali e della natura”. Sui monti, poi, le pastore fanno mille cose, non si limitano ad accudire gli animali ma fanno corsi per produrre formaggi a norma o sono raccoglitrici, ad esempio, di erbe per caratterizzare specialità casearie”. Un baluardo per tutelare la cultura rurale, ma anche la biodiversità zootecnica: l’Italia, ricorda Coldiretti, conta 38 specie di capre autoctone e 50 razze autoctone di pecore. Un baluardo, però, che non si vive come fuori dalla realtà. Anzi: “Il titolo In questo mondo vuole testimoniare proprio l’attualità di questa scelta, in cui non c’è prevaricazione fra l’elemento umano, quello animale e quello ambientale. Ognuno ha il suo posto e il suo ruolo”. E non immaginate donne ascetiche lontane dalla realtà: le pastore più giovani hanno i loro profili social e li usano con grande consapevolezza.

Il film è stato presentato nel 2018, quando ha vinto il Torino Film Festival, ed è uscito in sala nel 2019, continuando a raccogliere consensi anche in altre kermesse. A qualche anno dalle riprese e dall’uscita del film Kauber sta ora immaginando di creare un altro documentario con le testimonianze delle pastore più anziane: “I loro racconti, anche i più intimi, sono un prezioso documento della storia d’Italia e ne regalano uno spaccato assolutamente originale”.

di Daniela Faggion

Pastore italiane

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