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27 Agosto 2013 | Attualità

Si alza il sipario su Venezia 70

La proiezione di Gravity , epopea fantascientifica con protagonisti George Clooney e Sandra Bullock, aprirà ufficialmente la settantesima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia . La rassegna terrà banco dal 28 agosto sino al 7 settembre , quando la giuria guidata da Bernardo Bertolucci assegnerà il Leone d’Oro per il miglior film. Nel presentare l’edizione 2013 del festival cinematografico più longevo al mondo, il direttore Alberto Barbera non ha lesinato risposte pepate a chi insinua che Venezia sia in decadenza, come testimonierebbe l’assenza di numerose stelle americane, che preferiscono lidi più prossimi, come quelli del Festival di Toronto. “Venezia perde terreno rispetto a Toronto? Balle! – ha tuonato Barbera -. Qui ci sono venti prime mondiali, a Toronto tre. L’unico film che non è al Lido è quello di Daniele Luchetti, Gli anni felici, che ha preferito Toronto per la sua precedente esperienza a Venezia”.  Il festival si fregia anche del ruolo di primo sostenitore del cinema nostrano : “Non è vero che i film italiani non vengono a Venezia, anzi siamo noi a sostenere il cinema italiano” , ha spiegato Barbera. Il problema, semmai, è di mercato: quello dello Stivale è piccolo e in contrazione, con poco più di 90 milioni di biglietti venduti l’anno. I distributori, in un contesto sempre più globale (e quindi competitivo) preferiscono scenari più allettanti come la Francia (200 milioni di spettatori all’anno e grandi possibilità d’affari durante Cannes), il Canada (con l’emergente Toronto che fa da succursale a Hollywood), Berlino e Hong Kong. Insomma, la Mostra di Venezia patisce i mali del sistema Italia , incapace di proporre un’industria cinematografica solida e un mercato vitale: mancano leggi adeguate, risorse da investire e una politica culturale fertile.  Il Festival regge senza troppi patemi l’onda d’urto della crisi: Terry Gilliam con The Zero Theorem , Amos Gitai con Ana Arabia e Philippe Garrel con La jalousie si daranno battaglia per il Leone d’Oro, con Philomena di Stephen Fears a fare da incomodo. L’intrepido di Gianni Amelio, Sacro Gra  di Gianfranco Rosi e Via Castellana Bandiera di Emma Dante saranno in concorso per l’Italia. Ma rischia di divenire una recita in solitaria, non l’espressione di un intero settore/Paese.

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