Spotify compie cinque anni e festeggia lanciando una raccolta dei dieci brani più ascoltati dagli utenti nel suo primo lustro di vita. Era il 7 ottobre 2008 quando in Svezia prendeva il via l’esperimento della musica ‘in diretta’ e ‘a richiesta’. Ora il servizio è presente in una ventina di Paesi , con una piccola porzione di offerta gratuita (in Italia sono 10 ore al mese) e il resto in abbonamento. La compagnia conta circa 24 milioni di iscritti in tutto il mondo , di cui 6 milioni a pagamento: grazie all’obolo mensile (10 euro in Italia) si può accedere a un catalogo di 20 milioni di brani , in maniera del tutto legale, grazie ad accordi con una miriade di case discografiche. Una piccola rivoluzione, inimmaginabile a metà degli anni Duemila, con Napster chiuso dalle cause legali, i pirati di eMule e Torrent a spadroneggiare e la percezione che ormai la musica in rete fosse gratuita e senza possibilità di guadagno. Se il sistema sembra aver convinto l’industria , che vede in Spotify una piattaforma complementare ai vari iTunes, Google Play o Amazon, in cui a farla da padrone è il download, gli artisti ancora storcono il naso , poco convinti delle briciole che spettano loro e del ruolo di (ulteriore) mediatore giocato dal servizio. Non a caso Thom Yorke – voce dei Radiohead – ha definito Spotify “l’ultimo peto di un cadavere in decomposizione (quello della discografia tradizionale, ndr)” . E buon compleanno. Anche gli utenti, per quanto disposti a sperimentare nuove forme di fruizione, non sono ancora stati conquistati dallo streaming a pagamento , che prevede l’acquisto ma non il possesso di un supporto: se infatti il numero di iscritti a Spotify è in crescita e in cinque anni sono state creato oltre un miliardo di playlist, è ancora il download a dominare il mercato musicale digitale. In Italia, il pur decadente mercato del disco/cd vale il doppio rispetto alle vendite di mp3 e simili. Spotify, per quanto successo abbia avuto, non ha sostituito il sistema di ascolto/fruizione precedente , vecchio (cd) o nuovo (mp3) che fosse, ma ne ha completato l’offerta. E forse è solo un passaggio intermedio verso la distribuzione diretta della musica in rete da parte degli artisti, con piccole nicchie di ascoltatori contente di foraggiare la propria colonna sonora quotidiana.