Guardare all’estero e abbandonare la carta in favore di internet, per sopravvivere . Questa la strategia di The Guardian nei prossimi anni. A rivelarla, con tutti i timori e le preoccupazioni del caso, è Andrew Miller, ceo di Guardian media Group, editore del celebre giornale britannico. “Il mio quotidiano non ha futuro nel Regno Unito” , ha confessato Miller, secondo cui l’unica possibilità per la testata è quella di puntare decisamente al mercato globale. Ciò significa investire senza restrizioni nell’edizione digitale del quotidiano, aprendo magari portali ad hoc in Paesi specifici, in cui produrre notizie e approfondimenti in lingua locale. Già oggi, il sito Guardian.co.uk , totalmente gratuito, può contare su 85 milioni di visitatori unici al mese . I ritorni pubblicitari, però, non sono sufficienti per gestire nel lungo periodo web e formato cartaceo. L’addio alla stampa tradizionale sembra perciò solo questione di tempo : “Un Guardian senza carta potrebbe essere realtà già nei prossimi 5-10 anni” , ha ribadito Miller in un’intervista a The New Yorker . I soldi, anche per il terzo sito di news al mondo che è finanziato da una fondazione e dunque non necessita di profitti continui, non sono infiniti: la concorrenza di Bbc ( “onnipresente in Gran Bretagna” ) e della miriade di altre testate inglesi ( “semplicemente troppe” ) è quanto mai scomoda, mentre il paywall scelto dal rivale Rupert Murdoch per The Times non è un’alternativa praticabile per un giornale così popolare. Non resta che internet, dunque, con le sue enormi possibilità e le incognite sugli introiti pubblicitari . Se l’obiettivo di The Guardian resterà essere un quotidiano non d’élite, di qualità e influente a livello internazionale, la rete sarà l’unica via.
The Guardian pensa al futuro, digitale e globale

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