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8 Novembre 2023 | Attualità, Innovazione

Un personal satellite tutto made in Italy

Lo ha inventato l’ingegnere calabrese Giuseppe Talarico, che a Telepress racconta la sua impresa a partire da una scuola pubblica di Catanzaro.

In Italia c’è un ingegnere che ha portato nella scuola pubblica il respiro della ricerca internazionale. Si chiama Giuseppe Talarico e ha inventato un satellite di dimensioni ridottissime di cui, in prospettiva, potrebbero beneficiare proprio le scuole e le università. La sua elaborazione tecnologica è fresca di presentazione al Maker Faire 2023 di Roma, ma la sua storia di prof inventore è cominciata più di 10 anni fa.

Da Selenia Spazio allo “spazio” di un istituto tecnico

Dopo aver lavorato per Selenia Spazio, dove si è occupato di stazioni terrene, Giuseppe Talarico diventa docente all’Istituto Tecnico Industriale Scalfaro di Catanzaro, in Calabria, dove per stimolare le giovani menti dei suoi allievi nei primi anni 2000 propone di costruire un satellite, partendo dal un articolo dell’Università di Losanna. Così, nel 2010, nel laboratorio della scuola, nasce Bee Lab Sat. Nel 2018 la prima avventura del professore al Maker Faire, dove presenta quello che ritiene il suo brevetto più interessante: quello per un sistema ternario, nato da un articolo del professore americano Douglas Jones con il quale Talarico avvia un’interessante corrispondenza.

Maker Faire 2023

Nel 2018 va’ in pensione ma continua la sua collaborazione con la scuola, insieme alla quale propone di creare un sistema satellitare didattico. Così, dal progetto Bee Lab Sat il professore e i ragazzi hanno lavorato a un “sandwich” di componenti di 3x4x4 centimetri ma completo di tutto: piccolo pannello solare, computerino, sistema radio e sensori, cioè la schedina personalizzata dall’utente del satellite. Il progetto “Personal Satellite” ha così partecipato alla Fiera Internazionale dell’Innovazione tecnologica e della creatività 2023 (di nuovo, il Maker Faire di Roma) attirando l’attenzione degli operatori del settore: soprattutto, racconta con orgoglio il professore, “studenti universitari di ingegneria aerospaziale”.

Mille euro per un sogno spaziale

Questo satellite “Sprite “(che non è la bibita, ma la parola inglese per “Folletto”) può, nell’idea che Talarico ha spiegato a Telepress, puntare sulla piccola dimensione per condividere il costo del lancio e andare in orbita. “Poiché questo nostro satellite molto più piccolo di un Cube Sat 10x10x10, se ne venissero messi in un certo numero all’interno di un satellite, i proprietari dei singoli “sprite” (immagino soprattutto le università e le scuole) potrebbero affrontare il costo del lancio, che è la vera barriera alla messa in orbita. Come dimostra il nostro esperimento, infatti, la creazione del satellite in sé può avere un costo contenuto (tra i 300 e i 600 euro) e non necessita di strumentazione particolarmente complessa, visto che siamo riusciti a metterlo a punto in un laboratorio scolastico. Moltiplicando il numero dei “personal satellite” mandati in orbita insieme, il costo del lancio potrebbe scendere a circa

Sky is the limit

Dunque, anche se per un periodo limitato, un numero molto più grande di ricercatori potrebbe così ricevere i dati trasmessi dal satellite, che comprendono sia informazioni telemetriche, sia i dati del payload. Utilizzando la tecnologia IoT LoraWan TTN network, i dati inviati dal Personal Satellite verrebbero poi ricevuti a terra da uno o più gateway distribuiti su tutto il pianeta, fatti viaggiare attraverso internet e ricevuti da smartphone, tablet o computer. Quindi, viene meno anche la necessità di una stazione ricevente dedicata. Nel giro di qualche settimana, al massimo qualche mese, il satellite opportunamente posizionato in un’orbita LEO  decadente collide  con l’atmosfera terrestre e si autodistrugge. “Di conseguenza, non viene generato alcun detrito spaziale”, precisa il professore.

di Daniela Faggion

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